Society
di Simone Stefanini 17 Marzo 2017

Avessi vent’anni – “Il Reading Festival e tutta quell’ansia che poi non è servita a niente”

Cosa ti diresti allora, adesso?

Potessimo incontrare noi stessi a vent’anni, cosa avremmo da dirci? Questa rubrica Ivan Carozzi l’ha chiamata “lo sport estremo dell’autoanalisi” e come definizione ci piace moltissimo: “Avessi vent’anni” esce ogni venerdì. Qui ci sono tutte le puntate precedenti.

Vuoi tornare indietro nel tempo per dirti qualcosa? Perfetto, siamo qui per questo: scrivici a info@dailybest.it.

 

20 anni li ho avuti nel 1995 e quell’anno sono andato con la mia amica Susie a un paio di festival che mi hanno fatto diventare grande, nello stesso modo descritto nelle canzoni di Bon Jovi o di suo zio colto Bruce Springsteen: brutale, dolce, indimenticabile e altamente provinciale.

Tutte facce della stessa medaglia che mi porto appresso come un tatuaggio brutto, di quelli che credi vadano per sempre di moda e poi ti ritrovi con tre stelline colorate sul braccio che non vogliono dire una sega, anzi, magari hanno lo stesso sapore di una promessa disattesa con te stesso, quella di farti crescere un fisico come il cantante culturista dei Crazy Town nel video di Butterfly.

A vent’anni queste considerazioni mica le fai. Sarà per questo che ai tempi sono partito in viaggio per due giorni senza sapere dove sarei andato a dormire e sono stato svegliato da un solerte vigile di Jesolo che mi ragguagliava sul fatto che al nord non si può bivaccare sulle panchine. Oggi non si potrebbe più fare con tutta quella delinquenza, signora mia.

Ma continuando a parlare di panchine, avevo un sacco di amici e ci trovavamo proprio alle panchine davanti al capolinea degli autobus di Cecina. Non c’erano cellulari in giro ma uscivamo lo stesso e qualche conoscente lo si trovava sempre. Non so se qualcuno di noi ci abbia mai bivaccato, ma alla fine, a casa nostra i vigili li conoscevamo tutti e in un modo o nell’altro ce la saremmo cavata. A vent’anni, forse qualcosa di meno, facevamo le riunioni di autocoscienza su quelle panchine e se c’era qualcuno che doveva dire una cosa in faccia a qualche altro, quello era il momento buono.

Insomma, eravamo un manipolo di persone sensibili murate vive nel paese, qualcuno tra i più coraggiosi se n’era già andato, gli altri un po’ ci pensavano e intanto passavamo pomeriggi e serate infinite e numerate, per dirlo come Iron & Wine. Dio, faccio come i vecchi,  divago e annoio la gente.

Insomma, nel 1995 sono andato con la mia amica Susie al Reading Festival, vicino Londra, nell’anno dopo la morte del grunge, avvenuta come ben sapete il 5 aprile 1994 a causa di una fucilata in testa.

Lì c’erano a suonare la vedova Cobain e i Foo Fighters alla prima uscita europea, ma anche gli Smashing Pumpkins che presentavano le canzoni nuove che sarebbero andate a comporre Mellon Collie, e poi c’era Neil Young che suonava coi Pearl Jam, Bjork ai tempi di Post e ancora Pavement, Teenage Fanclub, Beck e un altro treno di gente bella. Io da bravo provinciale, il giorno prima avevo preso una tonsillite galattica per essere andato in giro in maglietta e lo sapete che a Londra il clima cambia in un secondo.

Una volta, a quell’età,  una ragazza mi disse “Sai che saresti carino se tu fossi meno in paranoia?”. Ecco cosa direi al me stesso di 20 anni: l’ansia non è servita a un cazzo, tanto alle cose che mi sono capitate successivamente, non ero preparato comunque. Altri due o tre consigli: se una tipa ti piace, diglielo invece di girarti in testa il film in cui ti ha già detto di no, corri di più e quando sei stanco cammina, inizia a scrivere, così ti ritroverai nel mondo delle opportunità dell’internet ad arrivare prima di tanti, non ti fare tutti quei tatuaggi brutti e non sposare la moda nu metal, che poi sai che figure di merda quando mostrerai quelle foto anni dopo?

Per il resto, chi sono io per dirti cosa fare? Mi sa che mi hai insegnato più te, giovane me, di quanto possa farlo io oggi. Ricordati solo questo brano tratto da IT di Stephen King, che a 20 anni già conosci bene. Ricordatelo in testa, non serve che te lo tatui, anche se c’hai pensato tante volte.

“Drive away and try to keep smiling. Get a little rock and roll on the radio and go toward all the life there is with all the courage you can find and all the belief you can muster. Be true, be brave, stand. All the rest is darkness.”

 

Nelle puntate precedenti

Filippo Pretolani

Andrea Bozzo

Giovanni De Stefano

Matilde Quarti

Gabriele Ferraresi

Guia Cortassa

Chiara Tripaldi

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