Society
di Marco Villa 22 Aprile 2016

No, i giocatori del Milan non hanno fatto l’haka (ma la figuraccia rimane)

La danza rituale faceva parte di una campagna pubblicitaria di Nivea

acmilan-haka

 

Ieri sera si è giocata Milan-Carpi, partita inserita nel programma della 34esima giornata del campionato di Seria A – Tim. La partita è finita 0-0, per la delusione dei tifosi del Milan, l’ennesima di una stagione insipida. Nonostante l’inutilità del risultato, la partita resterà nella storia per un altro motivo: la danza rituale praticata da 11 uomini in maglia rossonera prima della partita.

Immaginatevi la scena: siete allo stadio e vedete le squadre entrare in campo. Diversamente dal solito, però, non si piazzano nel cerchio di centrocampo, ma sulla linea dell’area di rigore. Quelli con la maglia bianca del Carpi si mettono su un’unica fila abbracciati, quelli con la maglia del Milan si posizionano su tre file. E iniziano a fare una danza. Sì, una danza rituale tipo l’haka della nazionale neozelandese di rugby.

 

Nel giro di pochissimi minuti, la scena finisce online, condivisa da pagine Facebook di tifosi con le mani nei capelli, convinti che gli undici rossoneri coinvolti nella danza fossero i giocatori. Reazioni scomposte che si sono moltiplicate, fino a trasformare in virale il video e la danza, che ha raggiunto anche siti stranieri di ogni tipo, da quelli di sport a bibbie della cultura pop come Mashable.

Nel frattempo, il Milan pubblicava un tweet in cui spiegava che si trattava di un’iniziativa di Nivea, il celebre marchio di prodotti di bellezza che è sponsor della squadra rossonera.

 

 

Eh sì, era l’haka della cremina da spalmare sulle guance e sul contorno occhi. Dalla mano che spalma la crema al facepalm il passo è breve: il fatto che si trattasse di attori e non dei calciatori del Milan non ha cambiato molto la faccenda. In primo luogo perché secondo le leggi del virale, è difficile cambiare la versione originaria di una storia, quindi saranno e resteranno tantissimi i fan e gli appassionati convinti che quelli fossero i veri giocatori. In secondo luogo perché per un tifoso si tratta comunque di vilipendio dell’oggetto più sacro che esista: la maglia. Chiunque segua il calcio è sceso a patti con il fatto che la parte più romantica di questo sport sia stata messa in un angolo dal business, ma finora le squadre avevano tentato di salvare almeno la dignità. Fino a ora, perché l’haka della cremina spazza via tutto questo, almeno per quanto riguarda il Milan.

Riavvolgendo il nastro, a questo punto si potrebbe tornare a qualche giorno fa, quando in una conferenza stampa piuttosto incomprensibile era stato presentato un mental coach neozelandese. Probabilmente si trattava del prologo a questa pagliacciata: due epic fail su due, niente male come campagna pubblicitaria.

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