In molti Comuni italiani si parla sempre più spesso di Tarip, una tariffa che promette di cambiare radicalmente il modo in cui paghiamo i rifiuti. La Tarip viene presentata come un’evoluzione della tradizionale tassa sui rifiuti, introducendo un approccio più moderno e legato ai comportamenti reali degli utenti.
L’idea di pagare in base ai rifiuti effettivamente prodotti attira l’attenzione di molti contribuenti, soprattutto perché sembra puntare su equità e responsabilità. Il tema suscita interesse anche perché tocca abitudini quotidiane, coinvolgendo direttamente il modo in cui gestiamo i rifiuti prodotti dalle nostre case.
La nuova tassa equa sui rifiuti
Basta comunque osservare come diversi Comuni abbiano già adottato la Tarip con successo, mentre altri continuano a utilizzare la vecchia Tari senza particolari modifiche. Molti si chiedono se questo cambiamento possa davvero premiare chi differenzia correttamente e penalizzare chi produce più rifiuti indifferenziati.

La Tarip nasce per sostituire la Tari, introducendo un metodo di calcolo basato sulla quantità effettiva di rifiuti indifferenziati prodotti da ogni singola utenza. La Tari, invece, si basava principalmente sulla metratura dell’immobile e sul numero di persone che vi abitavano.
L’obiettivo principale della Tarip è quindi rendere la tassa più equa, incentivando al tempo stesso una raccolta differenziata più attenta e responsabile. Il principio guida è semplice, chi produce meno rifiuti indifferenziati paga meno, premiando così i comportamenti considerati più virtuosi.
La Tarip è prevista dalla legge 147 del 2013, che ha introdotto la tariffa corrispettiva legata alla produzione reale dei rifiuti. Tuttavia, la sua applicazione su tutto il territorio nazionale richiede sistemi di misurazione puntuale che molti Comuni non hanno ancora implementato.
Per questo motivo la Tari resta ancora in vigore in numerose realtà, mentre altre amministrazioni hanno già completato il passaggio alla tariffazione puntuale. Alcuni Comuni del Lazio, dell’Emilia Romagna e del Veneto hanno adottato la Tarip, sperimentando con successo il nuovo modello.
La differenza principale tra Tari e Tarip riguarda il metodo di calcolo, che con la nuova tariffa considera volume o peso dei rifiuti indifferenziati prodotti. Questo approccio tutela sia il portafogli dei cittadini più attenti sia l’ambiente, riducendo la quantità di rifiuti misti da smaltire, in favore del riciclo.
I rifiuti indifferenziati comprendono oggetti non riciclabili come pannolini, scontrini, penne, giocattoli rotti e vari materiali non separabili. Sono proprio questi rifiuti a determinare la parte variabile della tariffa, influenzando così l’importo finale da pagare per i vari nuclei familiari.
La Tarip prevede una quota fissa basata sulla superficie dell’immobile e una quota variabile legata agli svuotamenti del secco non riciclabile. Ogni utenza ha un numero minimo di svuotamenti annuali, mentre quelli aggiuntivi vengono conteggiati e addebitati successivamente.
Per risparmiare con la Tarip è fondamentale differenziare correttamente e esporre il contenitore del secco solo quando è realmente pieno. Gli svuotamenti hanno un costo stabilito dal Comune e la tariffa deve essere espressa in euro al chilogrammo.

