Society
di Simone Stefanini 31 Luglio 2017

Che succede nella tua psiche quando lavori mentre tutti sono in ferie

Non disperare, hai vinto tu, che andrai in ferie quando tutti saranno tornati col cuore pieno di tristezza. Credici.

 

Agosto in Italia è sinonimo di ferie: partenze intelligenti alle 5 del mattino in coda ai caselli, valigie che si fa prima a farle brillare che a chiuderle, bambini che piangono, genitori che discutono, poi il mare che sembrava un miraggio e invece si tramuta in un incubo di sudore, sabbia nelle mutande e sconosciuti mezzi nudi a 50 cm da voi. Ma questo lo sapete già e non siamo qui per recitare il repertorio di un comico di piazza.

La percezione delle vacanze altrui, parafrasando Oscar Wilde, è essa stessa le vacanze e chi è partito nel weekend, lascia incolmabili ferite nell’anima di chi resta in ufficio a lavorare in pieno agosto, nei giorni in cui il cambiamento climatico ci fa sudare 40° di afa.

Nonostante sappiamo bene che chi affolla le località di villeggiatura dal primo al 15 agosto in realtà si gode ben poco del sognato relax, se ci troviamo a essere gli unici stronzi che lavorano mentre tutti sono via, la loro vacanza ci apparirà quella della vita e ci sembreranno i Caraibi anche le spiagge bianche dalla soda della Solvay di Rosignano.

 

 naturamediterraneo

 

Non parliamo dell’esercito dei lavoratori stagionali, cioè di quelli che guadagnano dall’invasione dei turisti. Nonostante gli orari tipo schiavi egizi, i giorni di festa settimanale negati e la paga spesso ridicola, almeno hanno il bonus che hanno iniziato da poco e finiranno presto.

Stavolta affrontiamo il disagio di chi resta a lavoro in agosto. Quegli eroi nel vento del condizionatore accesso al massimo, che si godono escursioni termiche di 20° quando escono, con conseguente collasso e ricovero forzato al pronto soccorso più vicino. Quelli che ormai hanno messo il pilota automatico e sbrigano le pratiche con la mente altrove, tutta tempestata di pura invidia per i colleghi che, bastardi come pochi, ogni minuto postano una foto nuova: mare, aperitivo, piscina, cena di pesce, conquiste, notte folle, hangover, again and again.

 

 

Un’invidia di qualità purissima, che spesso lancia anatemi così cristallini da diventare malocchio, che investirà i colleghi in ferie in quei momenti in cui si troveranno a cambiare la gomma forata sotto il sole sotto il sole di Riccione di Riccione. Sì perché chi si diverte social, lo fa per provocare risentimento nel prossimo, pensiamo sia ormai una pratica assodata.

Purtroppo, nonostante abbiamo tutti i mezzi per poter riconoscere il fake divertimento quando lo smartphone ce lo spiattella davanti, questa sagacia ci abbandona il primo d’agosto, quando incontriamo altri poveri cristi sui mezzi che tornano a casa e fingono che le serie tv siano effettivamente meglio del gelato vista mare.

 

 

 

Questo è il nostro appello, a tutti quelli che vivono questa frustrante condizione: Avete ragione voi. Voi che prendete le ferie a settembre, quando tutti sono tornati e il giorno dopo hanno la poetica di Sartre nel cuore e lo spleen di Baudelaire nelle vene. Quell’armata di Kafka che ha passato ore e ore in coda solo per fare dei selfie in cui sembra tutto bello. Voi che avete scelto una meta davvero alternativa, perché avete bisogno di pace e serenità, non delle ceneri degli anni ruggenti di Jerry Calà. Voi che vi siete evoluti e avete capito che le ferie 1-15 agosto sono una trappola, e allora siete andati al mare a fine giugno, per una settimana fantastica in cui la spiaggia era tutta vostra e vostra soltanto.

Deponete l’ascia di guerra contro i malcapitati vostri colleghi che a malincuore devono accettare le vacanze standard degli italiani e siate colmi di letizia: avete vinto voi.

Credeteci.

 

 

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