Con l’approvazione definitiva della riforma della Giustizia da parte del Parlamento, l’Italia si prepara a uno snodo cruciale: il referendum costituzionale che deciderà il destino di questa importante modifica normativa.
Mancano ormai pochi mesi al voto, previsto entro la prima metà del 2026, e nel frattempo si susseguono le tappe formali che accompagneranno la consultazione popolare.
Il percorso verso il referendum costituzionale sulla riforma della Giustizia
Il referendum costituzionale rappresenta uno strumento di democrazia diretta con cui i cittadini sono chiamati a confermare o respingere modifiche già approvate dal Parlamento che interessano la Costituzione. A differenza del referendum abrogativo, che mira a cancellare una norma, il referendum costituzionale conferma o respinge una legge di rango costituzionale. La riforma della Giustizia, recentemente approvata, avrebbe potuto evitare il referendum solo se fosse stata votata con una maggioranza qualificata di due terzi in entrambe le Camere, cosa che non è avvenuta.
Per attivare la consultazione, la Costituzione prevede che la richiesta possa provenire da almeno cinque Consigli regionali, da un quinto dei membri del Parlamento o da cinquecentomila elettori. Già in queste settimane, diversi parlamentari si sono mossi per promuovere la raccolta delle firme necessarie: sono richieste complessivamente 80 firme tra i deputati e 40 tra i senatori. Il Comitato centrale per i referendum, istituito presso la Corte di Cassazione, avrà il compito di verificare la regolarità e la validità delle sottoscrizioni.
Successivamente, la Corte Costituzionale entrerà nel merito, esaminando se la legge in questione è idonea a essere sottoposta a referendum e se il quesito proposto soddisfa i requisiti di chiarezza, omogeneità e comprensibilità per gli elettori. Il testo del quesito sarà sostanzialmente quello della legge costituzionale, e dovrà consentire una risposta binaria: “Sì” per confermare la riforma, “No” per respingerla.

Una volta superati positivamente questi passaggi, sarà il Presidente della Repubblica a indire ufficialmente il referendum. Diversamente dal referendum abrogativo, per il referendum costituzionale non è previsto alcun quorum di partecipazione: la legge sarà approvata se otterrà la maggioranza dei voti validi espressi. Questo dettaglio rende particolarmente rilevante il risultato, poiché anche una partecipazione moderata potrà determinare l’esito finale.
In caso di vittoria del “Sì”, il Capo dello Stato procederà alla promulgazione della legge costituzionale e alla sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, rendendo così operativa la riforma della Giustizia. Se invece dovesse prevalere il “No”, la legge approvata dal Parlamento sarà considerata non approvata e non entrerà in vigore.
La riforma della Giustizia rappresenta una delle modifiche più attese e discusse nel panorama legislativo italiano, con l’obiettivo di snellire i processi, aumentare l’efficienza del sistema giudiziario e rafforzare la sicurezza giuridica. La consultazione popolare assume quindi un peso fondamentale non solo per l’esito della legge stessa, ma anche per la direzione futura della giustizia nel Paese.
Le prossime settimane saranno decisive per la raccolta delle firme e per la definizione del quesito referendario, mentre l’attenzione pubblica crescerà inevitabilmente fino al momento del voto. Gli italiani saranno chiamati a esprimere un giudizio su una riforma che incide profondamente su un settore chiave della vita democratica e sociale.

