L’artista americano Anish Kapoor – famoso ai più per il Cloud Gate di Chicago o per l’ArcelorMittal Orbit del Parco Olimpico di Londra – sarà l’unico al mondo a poter utilizzare il Vantablack in ambito artistico.
Si tratta di un particolare materiale considerato il nero “più nero” che esista in assoluto. È stato inventato dagli studiosi del Surrey NanoSystems nel 2014 ed è una sostanza composta da nanotubi di carbonio capace di assorbire il 99,96% della luce. Già invidiatissimo da Gabriel Platt e Phoebe Heess – i due designer tedeschi che erano riusciti creare il Viperblack, un tessuto nero che riflette la luce il 50% in meno di tutti gli altri neri in circolazione – il Vantablack finora è stato utilizzato per gli scopi più diversi, a partire da quelli militari o fino ad essere usato negli schermi touch screen o nei cavi elettrici ultra leggeri.
Ma quanto è nero il Vantablack? In un’intervista al New York Times, Ben Jensen, il fondatore della Surrey NanoSystems, ha detto che se lo utilizzassimo per dipingerci un’intera stanza, una volta entrati avremmo grosse difficoltà a definire le forme e distanze dei possibili oggetti al suo interno. “Se ci fosse una lampadina accesa, ad esempio, la vedremmo come sospesa in uno spazio libero” – commenta Jensen – “Sarebbe una sensazione del tutto disorientante, sono sicuro che non vi piacerebbe rimanere lì dentro”.
Jensen, anni fa, aveva già dimostrato la sua grande stima nei confronti dell’artista di Chicago. Ora la notizia è stata ufficializzata dallo stesso Kapoor, mentre sul sito della Surrey NanoSystems è comparsa una nuova sezione che spiega chiaramente quali sono i limiti della sua esclusiva.
Kapoor, in un’intervista alla BBC di circa due anni fa, si era già detto entusiasta di una possibilità simile: “È così nero che quasi non si vede: ha una qualità straordinaria. Immaginiamo uno spazio così scuro da farci perdere il senso del tempo e di chi siamo se lo attraversiamo. Ecco, l’effetto è questo: nel disorientamento che deriva dalla perdita di coscienza dello spazio, l’uomo deve far leva su qualcos’altro, su qualcosa che non conosce nella propria interiorità”.
Ovviamente la notizia ha creato non pochi malumori nel mondo dell’arte: l’artista indiano Shanti Panchal ha definito “assurdo” che possa esistere un monopolio di questo tipo, mentre l’inglese Christian Furr ha commentato: “Dovremmo poterlo usare tutti. Non è giusto che appartenga ad un uomo solo”.
[via hyperallergic.com]
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