In occasione del centenario della nascita di Alberto Burri, il suo Cretto di Gibellina – l’enorme labirinto di cemento costruito in provincia di Trapani – è stato completato. Si tratta della sua opera più importante, quella che l’ha reso famoso in tutto il mondo.
È stata ideata in seguito al violento terremoto che, tra il 14 e il 15 gennaio 1968, ha colpito la valle del Belice e ha distrutto completamente Gibellina. Invitato dal sindaco di allora, Ludovico Corrao, Burri ha visitato il paese nel 1981 e, commosso nel vedere tutte quelle abitazioni distrutte, ha detto: “Faremo un grande cretto, un sudario di blocchi di detriti del paese che ripeta la pianta stradale di Gibellina. Sarà un’opera monumentale per raccontare il dolore a chi non c’era e non dimenticare“. La sue idea era, appunto, quella di ricoprire tutta l’area con un enorme manto bianco costruito mettendo insieme il cemento alle macerie stesse. Voleva offrire al agli abitanti di Gibellina – ricostruita poi a 25 km di distanza – il simbolo di un nuovo inizio.
I lavori sono partiti nel 1985 ma si fermano già nel 1989 per mancanza di fondi, coprendo solo 66,000 mq degli 85,000 previsti dal progetto. Come spesso accade in Italia, l’opera viene poi abbandonata a se stessa: all’interno dei vari percorsi crescono le erbacce, le pareti iniziano creparsi. In più occasioni nomi importanti dell’arte italiana – Renzo Piano, Arnaldo Pomodoro e molti altri intellettuali – hanno fatto il possibile per sensibilizzare l’opinione pubblica invocando un intervento di restauro ma, di fatto, il Cretto è stato rimasto incustodito per più di trent’anni.
All’inizio del 2015 la Regione Sicilia, il Comune di Gibellina, la Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri hanno ripreso in mano la situazione con l’obiettivo di completare il Cretto e raggiungere l’estensione di 85,000 metri quadri prevista dal primo progetto. Il cantiere è stato riaperto questo maggio e l’opera è stata terminata e inaugurata ufficialmente pochi giorni fa, il 17 ottobre. È già stata finanziata anche una seconda fase di lavori di ristrutturazione, che partirà a breve.
Il 9 ottobre è stata anche inaugurata al Guggenheim di New York la mostra “Alberto Burri: The Trauma of Painting“. È la prima in America dopo di più di 35 anni: è la più grande e completa esposizione dedicata all’artista umbro. Citando il comunicato stampa del museo: Burri è stato uno dei più singolari e importanti protagonisti del secondo dopoguerra.
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