Domani sera si terrà al Magnolia di Milano Wonderlaaand, il primo festival sulla meraviglia. In mezzo ad attori, musicisti, maghi, dj, suonatori di strumenti folli e pubblico mascherato, ci sarà anche il grande Leo Bassi, il Bob Dylan dei clown, che porterà all’Idroscalo la sua papera gonfiabile da 15 metri di diametro, insieme col suo spettacolo Utopia.
Bassi, per chi non lo conoscesse, è un artista francese che ha vissuto un po’ in tutto il mondo, tra Francia, Medio Oriente, Giappone e Italia, ma pure in Spagna e America latina. Il suo è il circo più piccolo del mondo, infatti conta solo lui come attrazione. Usa un linguaggio crudo e irriverente, per questo preferisce da sempre la piazza alla tv.
A Wonderlaaand non viene da solo, con lui infatti ci sarà una papera galleggiante del diametro di 15 metri, sulla quale ha fondato la sua particolare Chiesa Patolica (pato in spagnolo significa proprio papero, ma i milanisti già lo sanno). Il culto del Dio Pato, come si evince in questo articolo de Linkiesta, serve per scongiurare il rischio di cadere nell’idolatria, nel totalitarismo, nella superstizione o nell’intolleranza, i peccati di cui si macchiano le religioni tradizionali, per difendere l’ottimismo e lo spirito ludico, rivendicando la burla come atto trascendentale.
Questa è l’Utopia portata in scena da Leo Bassi, che si esibirà a Wonderlaaand alle ore 22. Descrivere lo show di questo nomade provocatore a parole è impossibile. Di sicuro, verrebbe fuori la parola anarchico, in mezzo alle tante. Proverà a ipnotizzarvi, come ha già fatto negli spettacoli passati? Vi farà fare un giro sula sua papera gigante? Di certo si scaglierà a suo modo sui poteri forti, da sempre i suoi bersagli preferiti.
In una bella intervista a Graziano Graziani su Minimaetmoralia.it, Leo Bassi parla proprio del rapporto tra teatro e utopia in questi termini:
“Il teatro è cambiato radicalmente negli ultimi cento anni. Per certi versi ha perso molto potere, ma ha anche acquisito nuove prerogative. Quello che ha perso è la sua centralità: prima il teatro era il luogo deputato alla “narrazione” di una società, non c’erano né cinema né televisione. Oggi il rapporto si è ribaltato, per questo assistiamo a spettacoli in cui, ad esempio, si porta a teatro l’attore televisivo. Il senso di una simile operazione è che il “personaggio famoso” è a pochi passi da te, lo vedi “dal vivo”: questo crea un evento. Oggi una grande fetta di pubblico va a teatro solo per vedere operazioni simili, per partecipare all’evento. Ma è una cosa da stupidi. Perché? Perché il teatro deve essere il luogo dell’utopia. Questo era il senso della sua centralità come luogo in cui una società di narra, si comprende e può così immaginarsi diversa, migliore.”
Un artista vero, che potrete ammirare al Wonderlaaand, il primo festival sulla meraviglia. Qui l’evento con tutte le info.
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