Rocco Normanno, “l’ultimo dei caravaggeschi”

San Gerolamo nello studio, 2009, di cm. 100X130, olio su tela.

 

Secondo Vittorio Sgarbi, il pittore Rocco Normanno è “Un caravaggesco vivente, l’ultimo dei caravaggeschi. Giacché Normanno traveste i personaggi delle storie bibliche in abiti contemporanei. E non è all’opera soltanto un virtuoso, ma un nuovo e autentico pittore della realtà“. Sgarbi ha ragione.

Rocco Normanno l’abbiamo conosciuto grazie a Eccellenti Pittori, e delle sue opere ci siamo innamorati: nato a Taurisano, in Puglia, nel 1974, Normanno ha tentato di studiare Giurisprudenza a Firenze, poi per fortuna è passato all’accademia di Belle Arti.

Lo abbiamo incontrato per la nostra serie Dailybest Catalogo.

Rocco, partiamo da una breve presentazione: chi sei, quanti anni hai, da dove vieni?
Sono Rocco Normanno, ho 42 anni, vengo da Taurisano, provincia di Lecce. Dopo due anni di Giurisprudenza mi sono finalmente deciso a seguire la mia passione per l’arte e ho frequentato pittura nell’Accademia di Belle Arti di Firenze.

 

San Gerolamo nello studio, 2009, di cm. 100X130, olio su tela.
Il Suicidio, 2011, cm. 105X150, olio su tela.
Giano bifronte, 2013, cm. 120X90, olio su tela.
Noi, Vittorio Sgarbi, 2016, cm. 65X65, olio su tavola.
Rocco Normanno al lavoro nel suo studio

Dove sei adesso?
Sono nella mia casa-studio a Massa Cozzile in provincia di Pistoia, in Toscana, seduto al tavolo del computer in una grande stanza di quasi 60 mq, per metà occupata da divani e poltrone davanti ad un camino, per metà da un grande tavolo da lavoro quadrato che all’occorrenza si trasforma in tavolo da pranzo. Sul soffitto travi di legno e sul pavimento cotto, in gran parte nascosto da tappeti. Le pareti bianche come il soffitto sono praticamente tappezzate da librerie e ovviamente da quadri. Due porte finestre che affacciano sulla vallata, danno luce alla stanza.

La prima cosa che hai disegnato e l’ultima
La prima una piccola natura con tre oggetti che conservo con cura. L’ultima un doppio ritratto ancora da verniciare.

 

Giano bifronte, 2013, cm. 120X90, olio su tela.

 

Hai dei rituali prima di metterti al lavoro e dopo aver finito?
Prima di iniziare il lavoro accendo la radio e provo a completare uno schema di parole crociate sulla Settimana Enigmistica. Quando ho finito in silenzio guardo, il lavoro fatto e penso qualche minuto al lavoro da fare il giorno dopo.

Qual è la tua tecnica preferita e perché?
Io adoro l’olio. Adoro la resa cromatica, la vividezza la saturazione dei colori, la plasticità della materia. L’olio è resistente ed elastico. Il che garantisce grande durata nel tempo. Inoltre ha il vantaggio di asciugare lentamente permettendo qualche ripensamento in corso d’opera. Infine grazie alla trasparenza dell’olio permette di realizzare facilmente velature che con le altre tecniche sono praticamente impossibili.

 

Il Suicidio, 2011, cm. 105X150, olio su tela.

 

Qual è l’errore che un artista non dovrebbe mai commettere?
Cedere alle lusinghe del mercato. Dimenticare di essere stati bambini. E compiacersi della propria bravura e mancare, quindi, di umiltà.

Che rapporto hai con le tue opere? Le vendi senza problemi o fai fatica a staccarti?
Ne sono geloso, le considero come mie creature. Pertanto me ne stacco sempre con fatica.

Gabriele Ferraresi

Lavoratore intellettuale salariato

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Gabriele Ferraresi

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