Emergono nuovi dettagli sull’incidente mortale avvenuto l’11 dicembre scorso sull’autostrada Asti-Cuneo, che ha visto coinvolta la giovane Matilde Baldi, 20 anni, tragicamente deceduta dopo giorni di ricovero.
Le indagini della Procura di Asti, attualmente in corso, hanno acceso i riflettori su una possibile gara clandestina tra due Porsche, ipotesi che potrebbe spiegare la dinamica dello schianto fatale.
L’inchiesta della Procura e le indagini in corso
Il fascicolo, coordinato dal pubblico ministero Sara Paterno, è affidato alla Polizia Stradale che sta acquisendo filmati dalle telecamere di sorveglianza lungo il tratto autostradale interessato. L’obiettivo degli investigatori è ricostruire con precisione la dinamica dell’incidente e verificare se le due vetture di grossa cilindrata, entrambe Porsche, fossero coinvolte in una gara clandestina ad alta velocità.
Secondo le testimonianze raccolte e riportate da fonti giornalistiche locali, le due auto procedevano a velocità elevatissime, con sorpassi ravvicinati e manovre azzardate. La prima Porsche avrebbe evitato la Fiat 500 sulla quale viaggiava Matilde insieme alla madre, mentre la seconda, una GT3 RS, ha tamponato l’utilitaria con violenza, causando lo schianto che è risultato fatale per la giovane.
Gli indagati sono un uomo di 60 anni e uno di 47, entrambi alla guida delle Porsche: il 60enne è accusato di omicidio stradale poiché alla guida dell’auto che ha materialmente tamponato la Fiat 500. Dopo l’incidente ha tentato di prestare soccorso alla madre di Matilde, rimasta ferita. Il 47enne, invece, pur non coinvolto direttamente nello schianto, si è presentato spontaneamente presso la Polizia Stradale per collaborare con gli inquirenti.

Le autorità stanno inoltre esaminando i dati tecnici delle vetture, inclusi i dispositivi di registrazione della velocità, per accertare l’effettiva condotta di guida nei minuti immediatamente precedenti all’incidente. Le immagini delle telecamere saranno fondamentali per stabilire tempi, distanze e modalità dei sorpassi.
La madre di Matilde, Elvia, ancora segnata dalle ferite riportate nello schianto, ha raccontato con commozione i momenti successivi all’incidente: “L’uomo alla guida della Porsche mi ha aperto la portiera e mi ha detto ‘come sta? Non è colpa sua, non l’ho vista, ho già chiamato i soccorsi’. Io ero confusa, la mia auto si è girata più volte su se stessa. Matilde accanto a me non rispondeva”.
Ora la donna chiede giustizia per la figlia: “Chiedo solo che venga fatta piena luce. La velocità va rispettata, ma non si può giocare con la vita degli altri”. Matilde Baldi lavorava come barista in un centro commerciale e frequentava Economia e Commercio all’Università.
Dopo il tragico decesso, la famiglia ha acconsentito alla donazione degli organi di Matilde, gesto che la madre ha descritto con grande dolore ma anche con un senso di conforto: “All’inizio ho detto no, non volevo che facesse questa fine, poi mio marito e mio figlio mi hanno convinta. Ora so che Matilde salverà la vita a quindici persone. Era una figlia straordinaria, bella come il sole”.

