La Procura di Genova ha formulato richieste di pene particolarmente severe nell’ambito del processo per il crollo del ponte Morandi, avvenuto il 14 agosto 2018, tragedia che ha causato la morte di 43 persone, tra cui il piccolo Samuele Robbiano, di soli otto anni.
Il caso, ancora sotto i riflettori, vede al centro dell’accusa l’ex amministratore delegato di Autostrade, Giovanni Castellucci, per il quale è stata chiesta una condanna a 18 anni e 6 mesi di reclusione.
Le richieste della Procura per il crollo del ponte Morandi
Il pubblico ministero Walter Cotugno, che ha condotto la requisitoria insieme al collega Marco Airoldi, ha sottolineato come la responsabilità per la morte di una delle vittime più giovani rappresenti il fulcro della gravità dell’accusa contro Castellucci. L’ex AD, già detenuto dal mese di aprile per una condanna definitiva a sei anni relativa alla strage di Avellino, è accusato di omicidio colposo pluriaggravato, disastro colposo, falso e rimozione di dispositivi di sicurezza. Le richieste di pena per gli altri imputati di alto profilo non sono da meno: 15 anni e 6 mesi per Michele Donferri Mitelli, ex numero tre di Autostrade, e 12 anni e 6 mesi per Paolo Berti, ex numero due.
In tutto, la Procura ha chiesto quasi 400 anni di carcere per tutte le persone coinvolte nel processo, che include anche tecnici di Spea, la società controllata di Autostrade, con pene più contenute come quella di 2 anni, 4 mesi e 20 giorni per un tecnico. L’unica assoluzione richiesta riguarda il reato di attentato alla sicurezza dei trasporti, per il quale tutti gli imputati sono stati invece giudicati responsabili in altri capi di imputazione.
L’accusa ha dedicato molta attenzione alla figura di Castellucci, evidenziando come fosse a conoscenza delle condizioni precarie del viadotto già dal 2009, ma abbia preferito rimandare interventi strutturali necessari per favorire il profitto aziendale, riducendo i costi e adottando scelte strategiche che hanno contribuito al disastro. Il pm Cotugno ha definito questa condotta come “il massimo livello di colpa possibile”, motivando la decisione con il desiderio di mantenere elevati dividendi per gli azionisti e il prestigio personale.

Un’immagine forte è stata utilizzata per descrivere Castellucci: “Era come lord Voldemort, un nome che non si poteva nemmeno pronunciare”, ha detto il pm, riferendosi al clima di timore e rispetto che l’ex AD aveva instaurato all’interno dell’azienda. Tra i parenti delle vittime, queste richieste hanno suscitato un sentimento di parziale sollievo. Egle Possetti, portavoce del Comitato Ricordo Vittime Ponte Morandi, ha commentato: “Il pm ha tracciato un quadro chiaro delle enormi responsabilità e della cieca negligenza che ha caratterizzato la gestione del ponte, ignorata per anni nonostante fosse perfettamente nota”.
Dall’altra parte, la difesa di Castellucci si prepara a una dura battaglia legale. L’avvocato Guido Carlo Alleva, insieme al collega Giovanni Accinni, ha definito la richiesta della Procura “inaccettabile e spaventosa”, criticando aspramente le valutazioni personali fatte sulla personalità del manager all’interno del processo penale.
La Procura ha sottolineato l’eccezionale gravità dei fatti, affermando che l’obiettivo in aula è “chiedere la giusta punizione dei responsabili, guidati unicamente dalla legge”. Dopo la conclusione della requisitoria, la parola passerà alle parti civili, che rappresentano le famiglie delle vittime, e successivamente alle difese degli imputati. La sentenza, secondo le stime, non arriverà prima della primavera del 2026.