Le truffe sono una vera e propria piaga, che purtroppo rappresenta un pericolo non indifferente per gli utenti del web. Ve ne sono davvero di ogni genere e chi le mette in atto le studia alla perfezione, al punto che una volta entrati in una sorta di “imbuto”, è molto difficile uscirne e non cadere in trappola.
I tranelli tesi dai malintenzionati sono sempre più sottili, e sono in genere individuabili per via di un certo senso di urgenza profuso dai messaggi scam che si ricevono. Non c’è molto tempo per pensare, ed è per questa ragione che, a differenza di ciò che si può pensare, caderci è più facile di quanto si immagini.
Per quanto si possa dire che “a me non succederà“, può invece accadere che accada, ed è un problema non indifferente. Una volta caduti nella fitta tela tesa dai truffatori, si possono perdere molti soldi, e recuperarli può farsi molto complesso. Ecco perché è importante conoscere le leggi che gravitano attorno a queste vicende, proprio per imparare a tutelarsi.
Truffe online, quando la banca deve risarcire il cliente?
Può capitare a tutti di cadere in una truffa online (e anche non online). Tuttavia, il tempo di reazione conta molto, soprattutto se ci sono in ballo i propri risparmi.

Con riferimento alla D.Lgs. 11/2010, se un consumatore cade in un tranello da parte di truffatori online, in caso di operazioni di pagamento senza autorizzazione, la banca sarà costretta a rimborsare immediatamente il cliente. Al contrario, la banca non deve risarcire se dimostra che il cliente ha avuto un atteggiamento fraudolento o di negligenza molto grave.
Molti giudici si rendono conto di come i truffatori usino dei trucchi avanzati per adescare i malcapitati utenti, e non è semplice distinguere il vero dal falso. In contesti simili, la responsabilità può essere addebitata alla banca, come nella sentenza del Tribunale di Milano 1514/2025, in cui la chat era uguale a quella dell’istituto di credito e il numero di telefono clonato. In quel caso, il cliente non ha colpa.
Idem per sei bonifici fraudolenti, come stabilito nella sentenza 1386/2025 a Firenze, in cui la banca dovrà risarcire per non essersi accorta di anomalie. Ma attenzione, perché il cliente ha colpa grave, e cioè è negligente se immette le proprie credenziali in siti che sono facilmente riconoscibili come fake, oppure se cliccano su link in cui gli errori di grammatica sono palesi o i mittenti non sono affidabili.
Anche l’età gioca un ruolo importante in un’eventuale risarcimento. Il Tribunale di Siracusa nella sentenza 2084/2023 ha rigettato la richiesta di indennizzo per una cliente giovane, in quanto avendo a che fare con la tecnologia, avrebbe dovuto intuire con maggiore facilità che si trattasse di un inganno.
Come tutelarsi
Per non cadere in queste trappole, è bene non fare clic su link mandati tramite mail o messaggi, ma verificare su siti ufficiali. Non immettere credenziali personali, e attivare notifiche da parte del proprio istituto di credito.