Una recente pronuncia della Corte di Cassazione (ordinanza n. 11097/2025) ha stabilito nuovi criteri fondamentali riguardo al pagamento dell’IMU sugli immobili ereditati, chiarendo in modo definitivo la responsabilità degli eredi e la validità delle notifiche degli atti tributari.
Questa sentenza è destinata a incidere profondamente sulla gestione fiscale delle successioni immobiliari, un tema di grande rilevanza per moltissime famiglie italiane.
La nuova interpretazione della Cassazione sul pagamento dell’IMU in successione
Quando un immobile viene trasferito per successione, uno degli aspetti che più spesso genera incertezza è proprio il soggetto obbligato al versamento dell’IMU e in quale misura. La Corte di Cassazione ha affrontato questo nodo cruciale, partendo da un contenzioso che vedeva un erede destinatario di tre avvisi di accertamento relativi agli anni 2014, 2015 e 2016, riguardanti un immobile appartenuto al genitore defunto. L’erede contestava gli avvisi, sostenendo che non fosse corretto attribuirgli la responsabilità dell’intero tributo.
La Cassazione ha quindi ribadito un principio chiave: la responsabilità per il pagamento dell’IMU è proporzionale alla quota di eredità posseduta da ciascun successore, escludendo la solidarietà tra gli eredi a meno di specifici accordi o particolari diritti reali. In questo modo, se un immobile è ereditato da più fratelli in parti uguali, nessuno di loro può essere obbligato a pagare l’intera imposta, ma solamente la propria quota. Questa interpretazione si basa sull’applicazione degli articoli 752 e 1295 del Codice civile, che regolano la responsabilità degli eredi in materia tributaria, confermando che la responsabilità è individuale e non solidale.
Un altro punto decisivo della sentenza riguarda la notifica degli avvisi di accertamento. Nel caso esaminato, gli atti erano formalmente intestati al contribuente deceduto, ma erano stati consegnati all’erede, che li aveva ricevuti e contestati. La Corte ha stabilito che la notifica è da considerarsi valida anche se indirizzata al defunto, a patto che raggiunga effettivamente l’erede e gli consenta di esercitare il diritto di difesa. Tale principio si fonda sull’articolo 156 del Codice di procedura civile, secondo cui un atto è regolare se raggiunge lo scopo di informare chi deve riceverlo.

Questa decisione ha un’importanza pratica notevole perché evita che errori formali, come l’indicazione del nome del defunto nell’intestazione, possano annullare o rallentare ingiustificatamente le procedure amministrative e di riscossione. La sentenza n. 11097/2025 rappresenta un punto di svolta nell’applicazione dell’IMU in caso di successione, fornendo indicazioni precise e operative:
- Ogni erede è responsabile esclusivamente per la quota di IMU corrispondente alla propria parte ereditaria, evitando così la possibilità che un singolo erede debba farsi carico dell’intero tributo;
- La validità delle notifiche è garantita anche se formalmente intestate al defunto, purché il contenuto arrivi effettivamente all’erede, che può così esercitare il diritto di difesa senza incorrere in contestazioni per vizi formali.
Queste indicazioni aiutano a prevenire controversie tra eredi e a semplificare il lavoro degli enti locali nel recupero dei tributi, fornendo una base giuridica chiara e condivisa. L’attenzione della giurisprudenza si concentra dunque sulla tutela dei diritti degli eredi, ma anche sull’efficacia dell’azione amministrativa, bilanciando equità contributiva e sicurezza procedurale. Le famiglie potranno così affrontare con maggiore serenità le questioni fiscali legate all’eredità, mentre i Comuni avranno uno strumento più chiaro per gestire le posizioni debitorie relative all’IMU.