Durante la stagione estiva, molti professionisti e imprenditori titolari di partita IVA si interrogano sulle possibilità di scaricare fiscalmente le spese sostenute durante le vacanze. In un contesto in cui il confine tra lavoro e vacanza si fa spesso sottile, è fondamentale conoscere con precisione quali costi possono essere dedotti o detratti nella dichiarazione dei redditi, evitando errori che potrebbero comportare contestazioni da parte del fisco.
Nel 2025, il principio cardine per poter detrarre o dedurre le spese relative a viaggi e vacanze è il principio di inerenza: le spese devono essere strettamente correlate all’attività professionale svolta. Ad esempio, un professionista che partecipa a corsi di formazione, convegni, fiere o incontri con potenziali clienti durante un viaggio può considerare tali spese come spese di rappresentanza o costi inerenti all’attività lavorativa.
Tuttavia, questo beneficio fiscale è riservato esclusivamente a chi aderisce al regime ordinario e utilizza il metodo analitico per la deduzione delle spese. Per chi ha optato per il regime forfettario, invece, la deduzione delle spese avviene secondo un coefficiente di redditività stabilito in base al codice Ateco, senza possibilità di dedurre analiticamente le singole spese.
È possibile dedurre integralmente o parzialmente i costi sostenuti per il trasporto (biglietti aerei, treni, taxi, carburante), il pernottamento, vitto e soggiorno, purché siano documentati da fatture o scontrini e accompagnati da prove dell’effettiva partecipazione a eventi professionali, come attestati di partecipazione o documentazione fotografica delle visite a strutture aziendali.
Limiti e obblighi per la deduzione delle spese di vacanza nel 2025
L’attenzione deve essere massima nel caso di viaggi a uso misto, cioè quando convivono momenti di lavoro e di relax. Molti commercialisti consigliano di dedurre solo la quota di spesa proporzionale al periodo effettivamente dedicato all’attività lavorativa, per evitare contestazioni da parte della Guardia di Finanza o dell’Agenzia delle Entrate.

Ad esempio, se un convegno dura due giorni e il viaggio si estende per una settimana, sarà necessario dimostrare che i restanti giorni sono stati comunque impiegati per incontri di lavoro o visite aziendali.
Dal 1° gennaio 2025 è inoltre in vigore un obbligo di tracciabilità per tutte le spese che si intendono portare in deduzione o detrazione da parte dei titolari di partita IVA. Questo significa che, a partire dalle spese sostenute nel 2025, non sarà più possibile utilizzare contanti o altri mezzi di pagamento non tracciabili; per le spese effettuate nel 2024, invece, la tracciabilità non è ancora un requisito obbligatorio.
Per quanto riguarda i limiti di deducibilità, la normativa prevede che:
– le spese per l’autovettura sono deducibili al 20% per manutenzione e carburante, con l’IVA detraibile al 40%;
– il vitto e l’alloggio sono deducibili al 75%, entro un tetto complessivo pari al 2% dei compensi annui;
– le spese di rappresentanza per viaggi promozionali e partecipazioni a fiere sono deducibili fino all’1% dei ricavi annui, ma con IVA indetraibile.
Documentazione e controlli fiscali
Per evitare contestazioni, è essenziale conservare tutta la documentazione fiscale: fatture, ricevute, biglietti, contratti e ogni prova che attesti la correlazione tra la spesa e l’attività lavorativa. In caso di controlli, l’onere della prova spetta al contribuente, che deve dimostrare l’effettiva inerenza delle spese dedotte.
La Guardia di Finanza, incaricata del controllo fiscale, può richiedere chiarimenti sulle spese portate in deduzione. La trasparenza e la corretta documentazione sono gli strumenti migliori per una pianificazione fiscale efficace e conforme alle nuove regole.
Il quadro normativo aggiornato e le indicazioni degli esperti fiscali rendono quindi possibile per i lavoratori autonomi pianificare al meglio le spese legate ai viaggi di lavoro e ai momenti di formazione, integrandoli eventualmente con brevi vacanze, senza rinunciare ai benefici fiscali previsti.