Negli ultimi mesi, nel settore pensionistico italiano, si è respirata aria di cambiamento, che ha alterato i fragili equilibri del sistema di previdenza nazionale. Aumenti dell’età minima e della pensione minima, sconti di la, qualche rinnovo di qua, insomma, una novità dopo l’altra.
Ma se la maggior parte dei cambiamenti del settore sono stati recepiti anche positivamente, il più recente potrebbe invece scatenare un putiferio. L’INPS ha infatti confermato un dato che sta facendo discutere esperti, politici e cittadini, in particolare, che vedono allontanarsi sempre più la pensione.
Addio pensione anticipata, nessuno la richiede più
Le pensioni anticipate sono crollate, è questo il dato riportato, che segna calo drastico, quantificabile in un 17% in meno rispetto all’anno precedente. Dopo anni di sperimentazioni, eccezioni e scorciatoie per chi voleva lasciare il lavoro prima del tempo, oggi il trend pare essersi invertito.

Il motivo sono le regole più rigide, i trattamenti meno generosi e i vincoli legali ed economici che scoraggiano la corsa all’uscita anticipata. I numeri parlano chiaro, nel primo semestre del 2025, le pensioni anticipate liquidate sono state 98.356, mentre, nello stesso periodo del 2024, erano 118.550.
Dopo l’abolizione di Quota 100, che permetteva il pensionamento con 62 anni d’età e 38 di contributi, si è passati a formule sempre meno vantaggiose. Quota 102, introdotta nel 2022, ha alzato l’età minima a 64 anni. Poi è arrivata Quota 103, nel 2023 che abbassava nuovamente a 62 anni d’età e 41 anni di contributi.
La nuova versione di Quota 103, però, prevede un calcolo interamente contributivo e un tetto massimo all’assegno pensionistico, scelte poco gradite dai contribuenti. Nel 2023 si parlava di cinque volte il trattamento minimo INPS, ma nel 2024 e 2025 la soglia è scesa a quattro volte.
Non si tratta solo di un effetto economico, ma anche psicologico, sapere che l’assegno sarà calcolato con criteri penalizzanti rende la scelta meno appetibile. E così molti preferiscono restare al lavoro, per accumulare altri soldi e aumentare i contributi versati, sperando così di ottenere una pensione più dignitosa.
Anche misure più specifiche, indirizzate a settori specifici, come Opzione Donna, hanno perso appeal e nel 2025, le domande accolte sono state appena 1.134. Le nuove condizioni, sono considerate troppo restrittive, perché riservate esclusivamente a caregiver, donne invalide o coinvolte in crisi aziendali.