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Cult of the Lamb: una fede incrollabile in Devolver

Cult of the Lamb è uno splendido roguelike con elementi manageriali che mi ha accompagnato per tutto agosto.

Un gioco magnifico Cult of the Lamb

Sin dalla prima volta che l’ho visto ho amato Cult of the Lamb. Ed ora, finalmente, dopo averci giocato, grazie a Devolver che ci ha omaggiato di un codice per PS5, posso dire la mia. Ecco, una volta tanto almeno, la prima impressione è quella che conta anzi, se possibile è pure migliorata. Già perché il videogioco sviluppato da Massive Monster è semplicemente magnifico: un’avventura roguelike con forti componenti manageriali e, perché no, strategiche unica nel suo genere. Infatti Cult of the Lamb, sostanzialmente, riprende a piene mani da titoli quali Hades e, soprattutto, The Binding of Isaac l’impostazione generale. Ovvero, impersonando un adorabile agnello, saremo chiamati a sviluppare un nostro personale culto grazie all’intervento di una misteriosa, quanto inquietante, divinità ctonia. Attraverso l’abbattimento, proprio a livello fisico, dei Ministri dell’antico culto e tramite l’allargamento del nostro villaggio e della nostra cerchia di fedeli, potremo compiere questa impresa.

Ovviamente, essendo un gioco roguelike, questo titolo ci metterà di fronte a delle sfide, tutte da giocare con astuzia, rapidità e spirito d’osservazione dove il fattore “randocimicità” la farà da padrone: attraverso veri e propri livelli, divisi in differenti stanze (proprio come Hades o Isaac) saremo chiamati ad affrontare orde di nemici. Una volta superati, con l’aiuto di equipaggiamenti che ci saranno consegnati all’inizio del tutto in modo casuale, arriveremo fino alla stanza finale, ovvero quella del boss. Sconfiggendo il “capo” di quell’area riusciremo a collezionare tavole del culto per alimentare il nostro, allargare il gruppo dei nostri fedeli e fare un passo in avanti per, diciamo così, la liberazione del dio/demone ctonio.

Occhio ai dot nemici in Cult of the Lamb

Dal punto di vista del livello di sfida provandolo a difficoltà normale (quella consigliata dagli stessi sviluppatori) ho apprezzato decisamente il suo bilanciamento, con sfide che andavano di pari passo con l’aumentare delle dimensioni del nostro villaggio. Già perché non saremo solo chiamati a roteare la spada o far mulinare la nostra ascia in questo titolo. La parte infatti dedicata alla gestione del villaggio non solo è fondamentale ai fini della nostra avventura ma, soprattutto, veramente molto divertente e ricca. Saranno tantissime le cose che dovremo fare: soddisfare le richieste dei nostri adepti, costruire nuove strutture per accoglierli a dovere, fare sermoni e divulgare il nostro credo sempre in maniera più efficace e, ultimo e non ultimo compito, dovremo anche pulire le deiezioni degli abitanti, senza dimenticarci di fornirli un posto letto, una tenda, una casa etc.

Se state pensando a dei meccanismi troppo complicati posso dirvi che vi state sbagliando: se è vero che, almeno per le prime ore, il titolo si presenta come molto più stratificato di quello che poteva sembrare, dopo poco il tutto diventerà talmente automatico e “meccanico”, ma nel senso buono del termine, che non ve ne accorgerete di stare facendo decine e decine di operazioni in pochi minuti. Poi, come ricordato prima, il livello di sfida seppur equilibrato è comunque intrigante: non vi dico la soddisfazione di battere il primo boss “di trama” non subendo neppure un danno e ottenendo lo specifico trofeo.

Molto bello da vedere Cult of the Lamb

Se, come vi siete accorti anche voi, da vedere, proprio a livello estetico, il videogioco è magnifico (e “pad alla mano” è pure migliore) qualche dubbio in più l’ho avuto sul fronte del framerate. Infatti, specie nelle sessioni del villaggio, quindi a conti fatti quelle meno concitate, i 60 fotogrammi della versione PlayStation 5 (quella che ho provato) andavano, letteralmente, a crollare. Una cosa veramente strana, oltre che spiacevole, se si pensa che in combattimento, invece, tutto scorre fluido non andando mai, e poi mai, a inficiare sul nostro gameplay. Sul fronte della durata,  a fronte delle, circa, quindici ore, invece mi trovo molto soddisfatto. Ovviamente non siamo di fronte al “nuovo” Hades o Isaac, visto che questo videogioco è, seppur con punti di contatto, molto diverso nell’impostazione da questi ultimi due, ma è un titolo veramente ben fatto, con un gameplay vario e solidissimo, un’estetica da urlo e un cuore bello, e oscuro, quanto un agnellino demoniaco.

Mattia Nesto

Fa che la morte mia, Signor, la sia comò 'l score de un fiume in t'el mar grando

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Mattia Nesto

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