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Dragon’s Dogma II: scivola e vai (non te ne andare)

Dragon’s Dogma II è un titolo “antistorico” e paradossale. Per questo mi è tanto piaciuto.

Dragon’s Dogma II è tornato

Dragon’s Dogma II è finalmente uscito ed io, in questo fine settimana, ci ho “passato sopra” un numero abbastanza vergognoso di ore. I motivi sono molteplici e potrebbero essere facilmente riassumibili con una qualità diffusa dell’opera che è difficile, se non impossibile negare. Siamo infatti di fronte a un action-rpg di proporzioni gigantesche, con una varietà di approcci e di situazioni che si possono “vivere” all’interno del mondo di gioco davvero rari. Eppure, e neppure questa cosa è facile da negare, la “creatura” di Capcom è anche contraddistinta da alcune cose dal sapore vintage che, sinceramente, in un titolo del 2024 fa strano trovare. Ad esempio una quality of life che non è “amica” del giocatore, che viene obbligato, molto spesso, ad attraversare enormi porzioni di mappa di gioco per recuperare le forze, al netto dei numerosi falò presenti nel territorio (che però per essere utilizzati a dovere hanno bisogno del kit da campo, un oggetto abbastanza raro e sicuramente molto ma molto ingombrante), una intelligenza artificiale che definire situazionale per le “pedine”, i nemici e gli npc del titolo è un eufemismo e in generale alcune soluzioni di gameplay, specialmente per alcune missioni, che vengono direttamente da almeno due generazioni videoludiche fa. Ah, mettiamoci pure, almeno su console (ho provato il videogioco su Xbox Series X) il lock a 30 fps e diciamo che le ombre sono servite. Ok, quindi, starete pensando, questo è un titolo mediocre: no, tutt’altro, ed ora vi spiego perché.

Nella sua ridondanza di contenuti e anche di errori o sbavature a livello di game design, Dragon’s Dogma II si conferma come quel titolo che ci potevamo aspettare perché l’esperienza di gioco è qualcosa di, assolutamente, agglutinante. Il titolo di Capcom infatti ti rapisce e non ti fa mai uscire dal suo mondo che, assieme al proprio party e con un “arisen” totalmente personalizzabile, anche e soprattutto nella classe che si sceglie (e che poi può essere, con buona facilità, modificata tutte le volte che si vuole) è davvero intrigante e magnifico da esplorare. Ci sono nemici colossali da abbattere, oggetti e forzieri preziose da recuperare, vie segrete da scoprire e “world-boss” da, tentare, di sconfiggere per avanzare di livello. Insomma è il classico “giocone fantasy” che ha tutti gli elementi per farmi innamorare. E infatti mi ha fatto innamorare il secondo capitolo di un franchise che, già con il suo primo capitolo, mi aveva decisamente divertito, soprattutto per quanto concerne la sua, bellissima, espansione Dark Arisen.

Arriviamo ora ad un punto per me focale, ovvero quello delle similitudini. Infatti si è fatto, e si sta facendo (al di là dello “scandalo” delle microtransizioni, una vera e propria bubbola), un gran parlare su a quale gioco assomigli questo. Beh, la mia opinione è abbastanza chiara. Personalmente non mi ricorda Elden Ring o Skyrim ma Outward, un titolo che è riuscito a tre persone in croce, era legnoso legnoso ma con uno spirito da odissea purissimo. Dragon’s Dogma II è così. Si tratta di un Outward migliorato e espanso in tutto ma, se si vuole, quella ruvidezza ha, almeno su di me, il suo fascino. Poi le città presenti in gioco, compresi anche i villaggi, i forti o i piccoli insediamenti, sono pieni di npc “credibili” e, in definitiva il mondo di gioco se pur non clamoroso (non vi sono mai scorci che ti si installano nei ricordi come in Elden Ring ad esempio) è senza ombra di dubbio affascinante. In considerazione di questo Dragon’s Dogma II è un gioco da 8.8 per me, con l’aggiunta di un decimale per il divertimento che ho, un po’ “à la MonsterHunterLike”, a cambiare classe): 8.9 perciò e questo è quanto. Non me ne pento e anzi lo sostengo con forza! Nonostante i suoi difetti e le sue scelte “arcaiche”, questo è un videgioco destinato a durare nel tempo e, anzi, proprio come il primo, a migliorare nella considerazione generale in futuro.

Mattia Nesto

Fa che la morte mia, Signor, la sia comò 'l score de un fiume in t'el mar grando

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Mattia Nesto

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