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Tutta la magia del primo episodio di Dragon Ball Daima

Dragon Ball Daima è tutto quello che i fan di Dragon Ball potevano chiedere per una nuova serie su Dragon Ball.

Mi pare fin troppo facile definire la prima puntata di Dragon Ball Daima come magica. Infatti quella che è a tutti gli effetti l’ultima opera di Akira Toriyama, babbo e ideatore di Dragon Ball, nella sua prima puntata ha già mostrato molto di sé, soprattutto dal punto di vista del ritmo e dello stile. Come prima cosa la scelta di rendere protagonisti gli antagonisti, perdonate il gioco di parole, l’ho trovata una scelta molto azzeccata. Gomah e Degesu sono due demoni che danno bene il sapore di questa nuova serie di Dragon Ball, ovvero molto più ironica e, almeno nelle sue prime battute, meno muscolare e basata, quasi esclusivamente, sui livelli di potenza e sulle nuove trasformazioni, come invece avvenuto in Dragon Ball Super. Daima, proprio dalle fattezze dei personaggi, caricaturali e ironici, che ricordano molto da vicino la band di Pilaf, si ricollega idealmente alla prima, iconica, serie di Dragon Ball, o se preferite alla prima parte del manga. Proseguendo su questo punto di vista, se il charachter design è approvatissimo, lo è anche l’ambientazione. Il regno demoniaco, citato a volte all’interno dell’opera, è infatti un’ambientazione totalmente nuova, con un gusto “fantasy” che cita, per certi aspetti, il mondo di Dragon Quest. Molto interessante poi, già nella prima puntata, alcune “bombe di lore” che allargano e descrivono con maggiore dovizia di particolari il mondo di Dragon Ball. Ad esempio il fatto di indicare i namecciani, il popolo di Piccolo e del Grande Mago Piccolo, non più come alieni bensì come demoni (“perché hanno le orecchie a punta”) è uno stravolgimento di portata epocale. Poi vedremo se e come sarà motivato ma tant’è.

I momenti comici, comunque, dominano sempre l’intonazione del primo episodio che in poco più di mezz’ora non annoia mai. Tra l’altro la scelta di rendere gli eventi di Daima non “solo” consecutivi alla Bu Saga ma proprio quasi una sua gemmazione (visto che l’interesse del mondo demoniaco per Goku, Vegeta e gli altri “scatta” nel momento in cui Darbula, il loro sovrano, viene assoldato da Babidi nelle vicende che porteranno al “risveglio” di Majin Bu) è una grandissima trovata (così come il momento “tv in straming” in cui i nostri demoni fanno una sorta di “binge watching di Dragon Ball Z”).  Insomma ci sono tantissime cose già dette in questo primo episodio e l’impressione è che la frase “Daima è un remake di GT”, al di là dell’assoluta boutade, non sia così lontana dalla realtà. Ah, una cosa importante: i “guerrieri Z” ci sono nell’episodio, ma lo screen-time è veramente limitato (al di di uno “spare” tra Goku e Vegeta di altissimo livello). Forse una scelta un po’ troppo audace ma che io, da spettatore e appassionato di Dragon Ball di lunga data, ho apprezzato tantissimo.

 

Insomma, lo avete capito, il primo episodio di Dragon Ball Daima è un concentrato di “vecchio e di nuovo“, una sorta di mega-sintesi degli stilemi del “Dragon Ball prima maniera” con però tante trovate innovative e interessanti. Come ultima cosa, forse la prima quando si tratta di un titolo d’animazione, occorre parlare della qualità delle animazioni stesse. Bene, il primo episodio di Dragon Ball Daima è, a oggi, il miglior prodotto animato di Dragon Ball mai fatto. E per confermare quanto ho scritto basterebbero i primi minuti, in cui come menzionato prima, si fa un po’ il riassunto della parte finale di Z. La qualità delle animazioni, gli effetti di luce su scherzo, la fluidità: una festa per gli occhi assoluti, un tripudio dei sensi e un grande atto d’amore a Akira Toriyama. Nel quarantennale dell’opera, Dragon Ball con Daima non è mai stato tanto vivo e bello. 

Mattia Nesto

Fa che la morte mia, Signor, la sia comò 'l score de un fiume in t'el mar grando

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Mattia Nesto
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