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Il gorgo nero dei sentimenti in Una breve elegia di Animo Chen

Una breve elegia di Animo Chen, insignito del premio BRAW come miglior fumetto alla Bologna Children’s Book Fair, è un fumetto pazzesco. E poetico.

La copertina di Una breve elegia

Quando ho terminato la lettura di Una breve elegia di Animo Chen non potevo credere ai miei occhi o, per meglio, non potevo credere al mio cuore. Raramente, infatti, quello che è a conti fatti un romanzo grafico puro mi ha tanto scosso e perturbato, oltre che pervaso completamente. Infatti l’artista taiwanese, grazie al suo particolarissimo ritmo narrativo che è fatto di momenti ora più cinematografici, con campi larghi e profondi, ora d’improvvisi close-up, di tipo, per così dire, emotivo-sentimentale che ti spaccano proprio in due. Il suo stile grafico poi, volutamente astratto e sghembo è, a mio modo di vedere, il miglior viatico per le storie messe in scena. Già perché nel bel volume pubblicato da Add Editore si susseguono tre storie, o per meglio dire tre unità narrative che vedono protagonisti, rispettivamente, un bimbo di ritorno da scuola, una “mamma” zanzara e una giovane ragazza. In queste tre storie si esplorano, rispettivamente, la conoscenza della morte, il senso di perdita e lo smarrimento dei sensi, tutto questo senza, o quasi, “proferire una parola”.

Lo stile di Come un’elegia

Chiaro ed evidente come Animo Chen sia un vero e proprio artista a suscitare in noi una mole così profonda e ampia di sentimenti senza il mezzo espressivo più “semplice&scontato” ovvero, giustappunto, la parola. E invece no, qui i nostri occhi sono le nostre guide verso tre storie che ci strapperanno più di un sospiro, con quell’alternanza, di cui parlavo poco sopra, tra piccolo e grande che dà sempre grande vivacità e ritmo all’intera narrativa. Come dimenticare il mondo visto attraverso una zanzara nella seconda storia, con quell’ansia di sopravvivere costi quel costi e quella missione, tacita ma netta, di “portare avanti la specie” che l’insetto volante ha sempre in testo. Così come riuscitissimo, a mio avviso, è il modo in cui l’artista taiwanese è riuscito a tratteggiare il mondo visto da un bambino: quel senso di meraviglia, di scoperta costante ma anche di pericolo, magari ingigantito, che si potrebbe celare ad ogni angolo. Ecco perché Una breve elegia riesce a fare tanto con “così poco”, perché ci dimostra come narrare non significa usare bene le parole ma, più semplicemente, “sentire meglio i propri sentimenti”.

Mattia Nesto

Fa che la morte mia, Signor, la sia comò 'l score de un fiume in t'el mar grando

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