Musica

La rara bruttezza dei duetti al Festival di Sanremo 2017

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La serata delle cover al Festival di Sanremo 2017 ha decretato un bel po’ di vincitori morali e alcuni sconfitti su tutti i fronti. Ermal Meta, vincitore della serata, piace alla critica perché è un bravo autore e un fine interprete, nonostante il suo pezzo originale sanremese non sia il massimo. Francesco Gabbani di sicuro è il preferito del pubblico a casa, grazie alla sua verve un po’ paracula ma di sicuro impatto e alle canzoncine che ti si attaccano al cervello peggio del BigBabol. Tra gli altri, un Masini in forma smagliante, la Mannoia per cui il pubblico dell’Ariston si spella le mani e Paola Turci, che è in stato di grazia e splende di carisma e di bellezza.

Mentre i ragazzi usciti fuori dai talent fanno il compitino, abituati come sono alle cover standard, intonate e senza cuore, Gigi D’Alessio trasforma in 5/4 L’immensità di Don Backy e le regala un arrangiamento con cui si prende la rivincita sulle critiche ventennali. Ci piace di più l’originale, va detto, ma è stato un esperimento musicale interessante, una specie di Meshuggah in salsa neomelodica.

Quelli che proprio non ce l’hanno fatta, e lo si capiva fin dalle prime interpretazioni, sono stati i duetti dei rapper (o ex rapper) con le cantanti giovanissime, cioè Nesli + Alice Paba e Raige + Giulia Luzi, i quattro che ieri notte sono stati eliminati definitivamente dalla gara.

 

Non è un duetto se non ci si guarda negli occhi

 

Essendo due prodotti praticamente intercambiabili, vediamo di conoscerne velocemente gli interpreti prima di soffermarci sui pezzi: Nesli è il fratello di Fabri Fibra, ex rapper che si è dato al pop e che scrive anche canzoni per altri tipo Emma; Alice Paba ha 19 anni, prima prova a partecipare ad Amici, poi vince The Voice of Italy; Raige è un rapper con sei album alle spalle, fratello di Ensi, ha già duettato con Marco Masini; Giulia Luzi ha recitato ne I Cesaroni e in Un medico in famiglia, ma anche cantato nel musical Romeo & Giulietta.

Le loro esibizioni sanremesi sono molto simili: le finte coppie si guardano, si tengono per mano, cercano il contatto, si voltano per cantarsela in faccia e alla fine lasciano solo la grande nostalgia di quando i duetti a Sanremo spaccavano lo schermo, da Leali-Oxa a Minghi-Mietta.

Il pezzo di Nesli-Paba si intitola Do retta a te ed è una canzone d’amore sugli opposti che si attraggono, con rime baciate tipo Tu dicevi non ci penso più, volevi il cielo sempre blu, la notte è lunga un giorno e io non torno mai, do retta ai guai che mi hai dato tu. 

 

Posa plastica, manina aperta e Nesli a zainetto

 

Una ballad soft rock con un bridge interessante vanificato dal ritornello orrendo in cui i due fanno a gara a stonare le note lunghe Tuuuuuuuuuu dicevi non ci penso piùùùùùùùùùùùùù. Non hanno delle voci molto compatibili, ma la cosa più fastidiosa della loro esibizione sono tutte le mossette studiate  davanti allo specchio, specialmente quando sono eseguite in modo maldestro, come in questo caso. Ma poi, quanto suona vecchia questa canzone? Un pezzo che se lo ascoltavi a Sanremo 1994, spegnevi la televisione e ti barricavi in camera a disinfettarti le orecchie con gli Smashing Pumpkins. Nel 2017 invece non si scappa dal duetto da operetta in cui i due cantanti si fingono innamorati e ce lo fanno pesare.

Raige e Giulia Luzi ci danno più dentro cantando Togliamoci la voglia, e di cosa parla lo si evince già dal titolo. Togliamoci la voglia, stanotte, comunque mi perdonerei. A me capita con te, a me capita con te.  I due sembra che cantino “A me capita Conte” , evocando l’allenatore ex Juve e ex Nazionale in un triangolo che sinceramente non avevamo considerato.

 

La Luzi fa lo sguardo ammiccante in camera e Raige è contento come John Travolta in Grease

 

Musicalmente, la canzone è molto diversa da quella dei loro predecessori, qui c’è più ritmo, data la natura rap di Raige che però qui canta e forse non era il caso, però sembra che i moderni rapper commerciali debbano per forza diventare anche cantanti, chissà poi perché. La Luzi somiglia a una versione pocket di Lana Del Rey ma quando canta, il suo accento ricorda Marcella Bella. Raige invece perde la street credibility in un batter d’occhio, quando parte con le rime Cosa c’è di sbagliato a sentirsi giusti (giusti) Tipo adesso io e te e fuori tutti (tutti) Cosa c’è di importante tienilo a mente, tipo io e te, il resto non ci fotte niente. declamate con la Luzi come hypegirl, che ripete l’ultima parola della frase e fa sembrare la canzone un jingle da pubblicità con tutta la famiglia che rappa il nome della salsa d’acciughe o delle patate novelle, col bambino che indossa il cappello arancione con la tesa da un lato e fa le mosse tipo “ti apro il culo se non mi fai trovare quella specifica pasta d’acciughe, nonna”.

Risultato? Tutti a casa, con buona pace del seguito social impressionante delle parti in causa, tipo Nesli con 910mila mi piace. Forse è il momento adatto per fare una riflessione su come la musica non possa essere scritta a tavolino mediante formule matematiche, che una volta in video si mostrano per quello che sono: artificiose e senz’anima. Certo, direte voi, neanche Anna Oxa quando scendeva le scale per raggiungere Fausto Leali in Ti lascerò, era spontanea. Vero, ma avete presente che voce?

 

I veri maestri del duetto
Simone Stefanini

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Simone Stefanini

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