La povertà assoluta in Italia raggiunge livelli preoccupanti, con oltre 5,6 milioni di persone che vivono in condizioni di estrema difficoltà.
È quanto emerge dal nuovo Rapporto Caritas 2025, che fotografa una realtà sociale in peggioramento, smentendo le narrazioni ottimistiche diffuse nelle ultime settimane dalle istituzioni governative.
Cresce la povertà assoluta e il disagio sociale nel Paese
Secondo il report, il 9,7% della popolazione italiana si trova in povertà assoluta, una condizione che coinvolge oltre 2,2 milioni di famiglie incapaci di garantire una vita dignitosa ai propri membri. In un solo anno, il numero di persone che hanno cercato aiuto nei centri d’ascolto della Caritas è aumentato del 63%, superando le 277mila unità. Di queste, il 56,2% è costituito da cittadini stranieri, mentre il 42,1% è di nazionalità italiana; la restante parte è composta da apolidi o da persone con doppia cittadinanza. Un elemento particolarmente allarmante è l’incremento dei casi di povertà cronica: oltre un quarto degli assistiti (26,7%) si trova in una condizione di disagio stabile e prolungato.
Non è solo una questione di numeri, ma di vite segnate da fragilità e marginalità, come sottolinea don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana, che invita a considerare queste persone non solo come dati statistici, ma come membri delle nostre comunità da sostenere con responsabilità e speranza. Il rapporto evidenzia che l’occupazione non rappresenta più una protezione efficace contro la povertà. Il 21% dei lavoratori italiani percepisce un reddito insufficiente per condurre una vita dignitosa, mentre il 16,5% degli operai si trova in condizioni di povertà assoluta. Tra i lavoratori tra i 35 e i 54 anni, la percentuale di “working poor” supera addirittura il 30%.
Questa situazione è aggravata da una perdita significativa del potere d’acquisto dei salari: dal 2008 al 2024, i salari reali in Italia hanno subito un calo dell’8,7%, il peggior dato tra i Paesi del G20. Solo negli ultimi cinque anni, tra il 2019 e il 2024, le retribuzioni reali si sono ridotte del 4,4%, mentre il carovita ha continuato a comprimere il bilancio delle famiglie nonostante un rallentamento dell’inflazione. Un ulteriore dato preoccupante riguarda gli anziani: mentre nel 2015 gli over 65 assistiti dalla Caritas erano il 7,7%, oggi rappresentano il 14,3% del totale, con un’incidenza ancora più alta (24,3%) tra gli italiani.

Tra le conseguenze più gravi dell’aumento della povertà ci sono la rinuncia alle cure mediche e il disagio abitativo. Circa 6 milioni di italiani hanno rinunciato a prestazioni sanitarie essenziali a causa di costi eccessivi o tempi di attesa troppo lunghi. Parallelamente, quasi il 23% della popolazione vive in condizioni di grave esclusione abitativa, che include persone senza una casa, in alloggi inadeguati o precari, o ospiti di dormitori. Il rapporto Caritas sottolinea come queste forme di disagio si intreccino spesso con altri bisogni, configurando un circolo vizioso che coinvolge casa, reddito, salute, istruzione e relazioni sociali, e rende estremamente difficile ogni percorso di fuoriuscita dalla povertà.
Questi dati smontano la narrazione ottimistica che il governo Meloni ha più volte ribadito, soprattutto in relazione alla presunta crescita del lavoro di qualità e alla ripresa economica. Il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, ha criticato duramente l’esecutivo, sottolineando come il record di poveri assoluti sia collegato alle recenti politiche di taglio del Reddito di cittadinanza, che ha lasciato migliaia di famiglie in difficoltà senza supporto. Anche il Partito Democratico, attraverso il suo responsabile welfare Marco Furfaro, ha accusato il governo di aver scelto di “combattere i poveri” piuttosto che la povertà, citando l’eliminazione del reddito minimo garantito, il mancato aumento significativo delle pensioni minime, e i tagli al welfare e alla sanità pubblica.
Angelo Bonelli di Europa Verde ha denunciato l’incoerenza di un governo che, mentre milioni di italiani non riescono a curarsi o a pagare le bollette, incrementa la spesa militare fino al 5% del PIL per soddisfare le richieste della NATO. Per Bonelli, è urgente una “inversione radicale” con un piano nazionale contro la povertà che ponga al centro la dignità del lavoro, l’equità sociale e la tutela ambientale. Il Rapporto Caritas 2025 si presenta così come un monito netto e inequivocabile, che invita a riconsiderare le politiche sociali ed economiche in un momento in cui le disuguaglianze e le fragilità si sono acuite drasticamente nel Paese.