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Carcinoma basocellulare: sintomi, diagnosi e trattamenti secondo gli esperti dell’Istituto Tumori

Pensava fosse un semplice brufolo persistente sul naso, ma si è rivelato essere un carcinoma basocellulare, un tumore cutaneo maligno che ha richiesto interventi medici e chirurgici specialistici. È la storia di Kerry-Ann Buckell, originaria di East Grinstead, in Inghilterra, che ha scoperto solo dopo numerosi tentativi di rimuovere la piccola lesione che si trattava di una forma tumorale.

Che cos’è il carcinoma basocellulare e come si manifesta

Il carcinoma basocellulare è un tumore maligno che nasce dallo strato basale dell’epidermide, ovvero i tessuti di rivestimento della pelle. A differenza di altre forme tumorali cutanee, questo tipo di neoplasia ha una malignità prevalentemente locale: non tende a diffondersi attraverso metastasi, anche se in rari casi segnalati in letteratura può verificarsi. È però fondamentale una diagnosi precoce e un trattamento radicale perché, se non completamente rimosso, il tumore si ripresenta inevitabilmente.

Il dottor Umberto Cortinovis, responsabile di chirurgia plastica presso la Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, sottolinea che la guarigione è possibile quando l’esame istologico conferma che tutti i margini di escissione siano liberi da cellule tumorali. Le recidive sono rare e si verificano in meno del 5% dei casi entro cinque anni dalla rimozione, sempre nella stessa sede o in lesioni multifocali vicine, che però rappresentano nuove formazioni tumorali e non una ripresa del tumore precedente.

Diagnosi, trattamento e innovazioni terapeutiche

Il percorso di Kerry-Ann Buckell ha visto la rimozione chirurgica della lesione, seguita da una seconda asportazione a distanza di anni per una nuova macchia sul lato opposto del naso, più estesa e che ha lasciato un evidente segno sulla pelle, descritto da lei stessa come “un grosso buco nero”. Questo evento ha evidenziato quanto sia importante non trascurare neppure piccole anomalie cutanee.

La chirurgia rimane il trattamento gold standard per il carcinoma basocellulare, garantendo la totale rimozione del tumore e la migliore valutazione dei margini. Tuttavia, in casi particolarmente estesi o in pazienti non candidabili a intervento chirurgico, si ricorre a trattamenti farmacologici o alla radioterapia. Recentemente, la ricerca si sta concentrando su terapie intralesionali, ovvero iniezioni dirette di farmaci citostatici che mirano a eliminare le cellule tumorali in modo selettivo, promettendo di diventare un’importante novità terapeutica in futuro.

In Italia, questa neoplasia colpisce circa 150 persone ogni 100mila abitanti ogni anno, confermandosi una patologia cutanea abbastanza diffusa.

Fattori di rischio, prevenzione e differenze con il melanoma

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il carcinoma basocellulare non è sempre legato a un’esposizione recente e intensa al sole. Come spiega il dottor Cortinovis, può dipendere anche da esposizioni solari accumulate durante l’infanzia o l’adolescenza, specialmente senza protezione adeguata, o da fattori genetici. Le persone con pelle chiara, occhi chiari e tendenza a scottature sono più vulnerabili.

Anche l’uso di lettini abbronzanti, che emettono raggi ultravioletti simili a quelli solari, rappresenta un rischio significativo, motivo per cui è sempre consigliato un uso prudente e la protezione con creme solari ad alto fattore di protezione.

Le strategie di prevenzione sono quelle consolidate: evitare l’esposizione nelle ore centrali della giornata, abbronzarsi gradualmente con creme protettive ad alta e poi media protezione, e sottoporsi a controlli dermatologici regolari.

Spesso si fa confusione tra carcinoma basocellulare e melanoma, ma si tratta di due patologie completamente diverse. Il melanoma origina da uno strato differente della pelle ed è molto più aggressivo, con una maggiore capacità di metastatizzare sia per via ematica sia linfatica. Il carcinoma basocellulare, invece, è meno invasivo ma necessita comunque di attenzione e cura.

L’importanza della diagnosi precoce e della gestione delle cicatrici

Kerry-Ann Buckell aveva scambiato la lesione per un brufolo e continuava a schiacciarla, un comportamento sconsigliato in quanto può ritardare la diagnosi di condizioni più serie. Il consiglio degli esperti è di rivolgersi tempestivamente a un medico, che potrà valutare la lesione con strumenti come il dermatoscopio per riconoscere caratteristiche sospette.

Le lesioni sospette da tenere sotto osservazione sono quelle che si arrossano, si espandono, non guariscono o si ulcerano al centro. Ad esempio, la formazione di crosticine che si riformano continuamente è un segnale da non ignorare.

Dopo l’asportazione chirurgica del carcinoma, è frequente che restino cicatrici visibili, specialmente quando la lesione si trova sul volto. La cicatrice rappresenta un segno di guarigione e la sua visibilità dipende dalla posizione e dal tipo di pelle del paziente. Fortunatamente, le tecniche moderne di chirurgia plastica consentono di ottenere risultati estetici molto soddisfacenti e, nel tempo, la visibilità delle cicatrici tende a ridursi.

Per cicatrici particolarmente evidenti esistono ulteriori trattamenti per migliorarne l’aspetto, come infiltrazioni locali, creme al silicone e terapie laser, sempre sotto controllo medico specialistico.

Roberto Torcolacci

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