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L’invecchiamento accelera dopo i 50 anni: nuovo studio rivela i cambiamenti chiave

L’invecchiamento umano non è un processo lineare, ma subisce un’accelerazione significativa intorno ai 50 anni, un momento critico in cui il deterioramento di organi e tessuti diventa più rapido. Lo rivela uno studio approfondito pubblicato recentemente sulla rivista Cell, condotto dall’Accademia Cinese delle Scienze (CAS), che ha analizzato i cambiamenti di numerose proteine coinvolte nel processo di invecchiamento, evidenziando che i primi a mostrare segni di declino sono i vasi sanguigni, seguiti da pancreas e milza.

Un punto di svolta nell’invecchiamento: i dati dello studio cinese

Il team guidato da Yingjie Ding ha raccolto campioni di organi e tessuti da 76 individui, di età compresa tra i 14 e i 68 anni, deceduti a seguito di trauma cranico accidentale. I ricercatori hanno così potuto creare un vero e proprio atlante delle proteine, monitorando i loro livelli nei diversi sistemi corporei in relazione all’età. Il risultato più rilevante è stato il riscontro di un cambiamento marcato tra i 45 e i 55 anni, dovuto a un profondo rimodellamento tissutale.

Questo dato è in linea con precedenti studi, come quello pubblicato nel 2024 su Nature Ageing, che aveva già individuato due “scalini” chiave nel processo di invecchiamento: uno intorno ai 44 anni e un altro a circa 60 anni, evidenziando mutamenti drastici a livello biomolecolare in queste fasce di età. Lo studio del CAS aggiunge però un dettaglio importante, sottolineando l’accelerazione del declino proteico e funzionale proprio nei cinquanta anni.

Gli autori dello studio sottolineano come la creazione di un atlante proteico dettagliato che copra oltre cinque decenni dell’invecchiamento umano potrà fornire strumenti fondamentali per comprendere i meccanismi di squilibrio proteico nei vari organi e tessuti. Queste conoscenze potrebbero facilitare lo sviluppo di terapie e interventi mirati a contrastare l’invecchiamento e le patologie correlate, migliorando così la qualità di vita degli anziani.

Il ruolo strategico dell’Accademia Cinese delle Scienze nella ricerca globale

L’Accademia Cinese delle Scienze si conferma come un centro di eccellenza mondiale nella ricerca scientifica e tecnologica, non solo nel campo delle scienze della vita ma in diversi settori STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica). Con un budget dedicato alla ricerca e sviluppo pari a circa 8,8 miliardi di dollari, la CAS rappresenta il 30% di tutte le spese di base per la R&D in Cina, posizionandosi tra le istituzioni più influenti a livello globale.

La CAS coordina una rete di 115 istituti di ricerca specializzati, università e centri tecnologici, con un focus particolare su progetti innovativi come l’intelligenza artificiale, la biotecnologia e la scienza dei materiali. Nel campo della biomedicina, la sua capacità di combinare ricerca di base e applicata ha portato a risultati come quello appena pubblicato sul processo di invecchiamento umano.

Oltre alla ricerca, la CAS svolge un ruolo cruciale nella commercializzazione delle tecnologie emergenti, supportando la nascita di imprese innovative come iFlyTech, Lenovo e Cambricon, leader rispettivamente nei settori dell’intelligenza artificiale, informatica e microprocessori. Inoltre, la CAS è un attore fondamentale nella definizione delle politiche scientifiche in Cina, influenzando le strategie nazionali per lo sviluppo tecnologico e scientifico.

Implicazioni future per la salute e la medicina geriatrica

La scoperta dell’accelerazione dell’invecchiamento a partire dai 50 anni ha risvolti importanti per la medicina preventiva e la gestione delle malattie croniche legate all’età. Il deterioramento precoce dei vasi sanguigni, del pancreas e della milza suggerisce che interventi mirati a questi organi potrebbero rallentare il declino funzionale e migliorare la longevità.

In particolare, il rimodellamento proteico che si verifica tra i 45 e i 55 anni potrebbe rappresentare la finestra temporale ideale per iniziare terapie di contrasto all’invecchiamento. Studi futuri potrebbero concentrarsi su come modulare l’espressione proteica e mantenere l’omeostasi tissutale, con l’obiettivo di prevenire l’insorgenza di patologie cardiovascolari, diabete e disfunzioni immunitarie, spesso associate al decadimento di questi organi.

L’atlante proteico messo a punto dallo studio cinese potrebbe diventare uno strumento di riferimento per ricercatori e clinici, aprendo la strada a nuovi biomarcatori per monitorare l’invecchiamento e personalizzare i trattamenti in base all’età biologica del paziente.

Il lavoro della CAS non solo contribuisce alla conoscenza fondamentale dell’invecchiamento, ma rappresenta anche un modello di come un’organizzazione scientifica può integrare ricerca, innovazione e politica per affrontare le sfide sanitarie di una popolazione che invecchia rapidamente a livello globale.

Roberto Torcolacci

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