La decadenza social è qui, vive con noi. La vediamo ogni giorno che litighiamo su Facebook, Instagram, Twitter, che si sentiamo spiati da Google o condividiamo una foto con Pintrest. Quando usciamo con qualcuno grazie a Tinder. Un complesso sistema di aggregatori di avatar fatto per migliorare la vita dei singoli ma che si è presto trasformato (anche, non solo, sia chiaro) in un incubo alla Black Mirror in cui dobbiamo guardarci le spalle e interagiamo solo con la nostra bolla, che ci porta a odiare chi non la pensa come noi. Ci siamo passati tutti almeno una volta da questo ragionamento, abbiamo avuto tutti almeno una volta un’attitudine più violenta sui social che non nella vita reale.
Un artista rumeno, Andrei Lacatusu, ha voluto calcare la mano sul concetto di decadenza social con la sua serie Social Decay, creando delle insegne simili a quelle dei negozi abbandonati, in disuso, rovinate dagli agenti atmosferici e dalle stagioni.
Tutte le foto © Andrei Lacatusu
Una visione futuristica di ciò che potrebbe davvero accedere se tutti gli iperconnessi dei nostri tempi vivessero in un futuro distopico (o utopico?) in cui i rapporti da global si sono fatti di nuovo local e l’aggregazione 3.0 è solo un lontano ricordo sbiadito.
Impossibile, direte voi, eppure quante aziende che sembravano dover conquistare il mondo sono poi finite nel dimenticatoio a causa del progresso? Pensate a Blockbuster, a MySpace, sembravano infiniti vero?
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