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Avete paura degli squali? I selfie uccidono più spesso

Dall’inizio dell’anno fino al 22 settembre, data della fine della ricerca eseguita da Mashable, gli squali hanno ucciso nel mondo 8 persone, i selfie invece almeno 12 persone, tra quelle dichiarate. Sì perché magari sono state molte di più, ma non possiamo saperlo quando si trovano ai piedi di un dirupo o in altri luoghi decisamente impervi, che hanno scalato col solo fine di fare il selfie perfetto.

Lasciamo da parte gli squali per un momento e concentriamoci su questi ultimi, le vittime dei selfie, che spesso vengono scattati in bilico su grattacieli, fuori dai treni in corsa o nei posti più pericolosi che si possano trovare.

Purtroppo anche in Italia per questa pratica c’è scappato il morto. Lo scorso settembre un ragazzo di 15 anni è precipitato nel condotto dell’areazione dal tetto di un ipermercato di Sesto San Giovanni mentre cercava il luogo per scattarsi una foto coraggiosa.

È di pochi giorni fa la notizia della coppia dell’Indiana che è caduta in un burrone nel parco nazionale di Yosemite mentre cercava il punto più vicino al baratro in cui scattare un selfie spettacolare.

Di nuovo in ottobre, sul lungomare di Ischia tre turisti si sono sporti dalla balaustra per fare un selfie e quest’ultima ha ceduto, facendoli precipitare nel vuoto. Fortunatamente i tre hanno solo riportato fratture e ferite varie, ma la morale è sempre quella.

Negli Stati Uniti alcuni parchi naturali sono stati chiusi a causa dei turisti che tentavano di farsi foto con gli orsi, così come durante le gare ciclistiche e non solo, il servizio d’ordine è ancora più attento a causa dei tifosi che vogliono scattarsi il selfie con i corridori che passano.

Che il selfie sia diventato parte della nostra vita è un fatto assodato, così come sembra ormai impossibile fare una qualsiasi gita (o cena, o serata, o uscita all’aperto, o al chiuso) senza postare sui social un sacco di foto che provino quanto ci siamo divertiti. Senza stare a fare la morale, dovremmo però pensarci a questa cosa degli squali. Visualizzare bene le scene horror del film di Spielberg e poi pensare a quanto sia apparentemente innocuo un pezzo di plastica con uno schermo. Quindi riflettere sul fatto che, se lo squalo attacca nella sua zona, per paura o per ricerca di cibo, lo smartphone al contrario non vive di vita propria e dipende dall’uso che ne facciamo. Una sola considerazione: è passato il tempo in cui sembravamo fighi per una foto, oggi rischiare non ne vale proprio più la pena.

 

Simone Stefanini

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