Per la serie: da oggi abbiamo la giustificazione!
Finalmente, dopo secoli ad essere accusati dalle donne di non essere abbastanza attenti a quanto ci viene detto, dall’Inghilterra arriva una fantastica ricerca scientifica a sollevarci da ogni responsabilità e rimandare al mittente (le donne) ogni accusa.
Merito di questa svolta copernicana nel sofferto rapporto uomo-donna va al professor Peter Woodruff, insieme al suo gruppo di studiosi presso il Dipartimento di Psichiatria e la Divisione di Medicina Genomica presso l’Università di Sheffield.
Proprio il dottor Michael Hunter infatti, che fa parte del gruppo ed è co-autore dello studio, spiega:
“La voce femminile è in realtà più complessa della la voce maschile, a causa delle differenze che esistono tra donne e uomini nella dimensione e nella forma di corde vocali e laringe, e a causa del fatto che le donne hanno una ‘melodia’ naturale nelle loro voci. Tutto questo fornisce alla voce femminile una gamma più complessa di frequenze sonore di quella maschile”.
In pratica è come se il tono, il ritmo e la modulazione e la cadenza della voce femminile, siano troppo complesse per il nostro semplice e lineare cervello maschile tanto da far scattare un meccanismo per cui dopo pochi secondi di INTERESSANTISSIMA conversazione il nostro cervello si “assenta”, diciamo così, alla ricerca di semplicità e toni camerateschi a noi più consoni.
Non ci credete? La pubblicazione ufficiale della ricerca universitaria la trovate qui.
Amici, da oggi tutto cambia, al primo rimprovero “Non mi ascolti quando parlo” avrete la risposta pronta “Sì cara, ma è fisiologico, lo dice una ricerca inglese. L’ho letto su Dailybest”
(via)
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