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La vita quotidiana delle prostitute tedesche nelle foto di Lorenzo Maccotta

Berlino – Nadine, 29 anni: massaggiatrice erotica

 

Secondo l’Erotik Gewerbe Deutschland – l’associazione che tutela chi lavora con il sesso o con l’erotismo – oggi in Germania sono presenti più di 3,000 bordelli che, ogni anno, generano un fatturato di circa 20 miliardi di euro. A differenza dell’Italia, qui la prostituzione è legale ed i lavoratori hanno diritto a programmi di assicurazione sanitaria, alla disoccupazione e alla pensione. Lorenzo Maccotta è un fotografo romano che ha voluto dedicare un reportage al mondo dei Sex Worker tedeschi. Gli abbiamo fatto qualche domanda.

Qual è stato lo stimolo a far nascere un progetto simile?
Ho deciso di cominciare a lavorare su questo progetto perché avevo l’impressione che l’industria dell’immagine documentaria non fosse stata capace di guardare al sex-work come ad una pratica professionale uguale a tutte le altre. Nell’immagine fotografica non credo esista una possibilità probatoria tout-court che attesta significati ma linguaggi espressivi che li evocano: esplorando gli archivi online delle principali agenzie è emerso un registro visivo dominante sul tema prostituzione, sex-work e porno-performer, composto da una serie di cliché orientati a dare un senso di squallore, di degrado e di abuso. Io, invece, avevo conosciuto a Berlino persone che hanno scelto di fare questo lavoro e che se lo vivono come tale. È stata questa realtà banale ed ordinaria che ho voluto fotografare in quello che è, oggi, il principale mercato europeo per i servizi sessuali regolati dalla legge.

Quanto è durato il lavoro?
Più di un anno.

Berlino – Karin Pott, 52 anni: Sex Worker


Ogni soggetto fotografato ha la sua storia personale, ti andrebbe di raccontarci quella che ti ha colpito di più?

Sicuramente mi ha colpito la storia di Karin Pott, una colta signora di oltre 50 anni che, dopo una carriera ventennale in un ufficio governativo, ha deciso di lasciare la sua lucrosa posizione per tornare a lavorare nei bordelli. Conosceva già il lavoro della sex-worker, da giovane lo faceva per finanziarsi gli studi ma, a un certo punto, ha scoperto di preferirlo alla vita d’ufficio per via della possibilità di avere un rapporto diretto e meno falso con le persone.

 

Amburgo Jessica Brown, 27 anni: sex worker e attrice porno


Le tue immagini sono tutt’altro che provocanti.

Certo che non sono provocanti, il progetto non voleva focalizzarsi sulla sessualità ma sul lavoro del sesso. Prima di ritrarli ho spiegato ai soggetti quali fossero le mie intenzioni e queste sono state capite quasi sempre. Emerge una certa tristezza nei loro sguardi ma penso sia insito nell’idea stessa di lavoro. Insomma, chi è felice di lavorare 8 ore al giorno per guadagnarsi da vivere?

Le donne non sono le uniche protagoniste degli scatti, ci sono strade, insegne, foto dei locali.
Nel mio lavoro presto sempre molta attenzione agli ambienti e alle tracce mute di cui questi sono portatori. In progetto l’arredamento degli interni e il marketing dei locali mi sembravano elementi molto loquaci di un’industria del servizio sessuale che, come tale, obbedisce alle regole del mercato come qualsiasi altra industria.

 

Berlino – Un bordello nel quartiere di Neukolln

 

Uno dei tanti aspetti interessanti del progetto è quello di affrontare l’intera categoria dei Sex Worker, non si limita solo ai bordelli o alle prostitute in strada.
Mi è sembrato naturale affrontare indistintamente tutte le varie applicazioni del servizio sessuale: da quello che prevede il contatto fisico su vari livelli fino a quello legato allo spettacolo; anche se per il governo tedesco esistono varie categorie fiscali.

 

Leipzig – Sex workers all’ingresso dell’FKK Sauna club


I media hanno capito l’intento del tuo progetto o è prevalso un tipo di attenzione più maliziosa o, al contrario, di denuncia sociale?

Il lavoro è stato pubblicato finora in Italia, in Svizzera e in Francia ma sempre ad illustrare articoli che denunciavano lo sfruttamento nonostante gli sforzi governativi tedeschi. Sono sicuro che questo sfruttamento esista e che vada denunciato, ma nella mia esperienza ho conosciuto soprattutto persone con un progetto preciso e occupate in una routine lavorativa ordinaria.
Di nuovo: non siamo capaci di staccarci dall’archetipo della Maddalena quando si parla di prostituzione. Qualsiasi discorso a riguardo – per essere considerato accettabile – deve polarizzarsi sul dramma della vendita del corpo, come se esistesse uno spartiacque profondo tra questa vendita e quella più socialmente accettata del nostro tempo, delle nostre energie o delle nostre idee al mercato.

 

Se siete interessati al progetto Sex Workers, trovate tutte le informazioni sul sito Lorenzomaccotta.com 

 

[via Loeildelaphotographie.com]

Sandro Giorello

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Sandro Giorello

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