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La storia del fiore nato nello spazio è ancora più appassionante di quanto sembri

Il fiore spaziale nato sulla ISS

Che bello il fiore nato nello spazio eh? Come al solito è scienza, funziona: e a bordo della stazione orbitante internazionale ISS gli astronauti sono riusciti a far nascere un bel fiore colorato, una zinnia per la precisione.

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Come intuibile, è piuttosto complicato far crescere vegetali in assenza di gravità, riusciamo a farlo solo dagli anni novanta.

Il fiore spaziale nato sulla ISS

 

Per prima cosa, pensate all’acqua. Sulla Terra ha la forza di gravità a farla scendere verso le radici, nello spazio, no. Nello spazio l’acqua si comporta un po’ diversamente, un po’ così

 


Immaginate quindi quanto possa essere difficile un gesto che per noi terrestri è banale, come innaffiare una pianta. Sono stati necessari una serie di accorgimenti che spiega Renato Bruni, sul sito di Codice Edizioni. Renato Bruni è professore associato in Botanica/Biologia farmaceutica presso il dipartimento di Scienze degli Alimenti dell’Università di Parma e racconta che…

Quindi è facile… basta avere un astronauta col pollice verde.
Non proprio come gestire l’orto sul balcone. La vita in assenza di gravità comporta delle complicazioni non trascurabili. Ad esempio, bisogna evitare che piante, vasi e soprattutto il terriccio se ne vadano in giro fluttuando per la navicella, facendo e subendo danni o staccandosi dalle radici. Un’altra complicazione ancora è legata all’irrigazione: provi lei ad annaffiare se l’acqua forma sfere che galleggiano come bolle di sapone anziché imbibire il terreno. Si è anche visto, in precedenti tentativi, che senza gravità il prezioso liquido una volta costretto nel terreno non si distribuisce come sulla Terra, cambiando le carte in tavola per la pianta che la vuole assorbire. Qui da noi infatti l’acqua si diffonde nel terreno secondo un gradiente condizionato dalla gravità, mentre sulla ISS non accade. Il risultato è che le radici si distribuiscono nel terreno secondo seguendo tracce diverse, che ancora non abbiamo ben capito ma che potrebbero essere legate a sensori specifici di esplorazione, sensibili all’umidità. La convinzione secondo cui le radici “seguono la gravità” non è ora più così granitica ma, secondo alcuni, legata alla maggiore umidità del suolo più profondo.

Per approfondire NASA spiega così nel dettaglio il progetto Veggie, attivo dal 2014, mirato a semplificare la coltivazione di piante in assenza di gravità.

E ci mostra anche qualche altra immagine delle coltivazioni passate, per esempio di insalata.

Astronauti assaggiano insalata coltivata in assenza di gravità.
Gabriele Ferraresi

Lavoratore intellettuale salariato

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Gabriele Ferraresi

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