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Addio iPod, ci mancherai di brutto

Il 9 settembre, Tim Cook (CEO della Apple), preso com’era dal presentare il nuovo e “rivoluzionario” iPhone 6 insieme allo smart orologio AppleWatch, si è colpevolmente dimenticato di salutare l’oggetto su cui si è basata la fortuna del brand di Cupertino, la prima vera innovazione visionaria dal genio di Steve Jobs: l’iPod classico. Pensionato in sordina, manco fosse un dipendente scomodo, fu lanciato sul mercato nel 2001 ed è uno dei motivi per i quali, oggi, non si vedono più tanti negozi di dischi in giro. Prima c’erano altri dispositivi mobili per ascoltare la musica: il mangiadischi arancione, il Walkman (l’unico altro dispositivo, insieme all’iPod, ad essere chiamato per nome e non con la definizione generica), il lettore cd che saltava ad ogni scossa. Ma i supporti letti erano tutti fisici, vinili, cassette e compact disc. Solo con l’avvento di questo lettore avveniristico si poteva ascoltare musica in mp3, quindi proveniente (nella mia mente al tempo poco avvezza all’informatica) dallo spazio profondo. Roba immateriale che però suonava.

Vi ricordate com’era il primo iPod? Un piccolo monolite bianco con la rotellina che serviva da selettore, un piccolissimo hard disk (fino a) 5 giga nel quale, tramite l’indispensabile (ai tempi) iTunes inserire la musica che più ti piaceva, comprata legalmente o più verosimilmente scaricata senza alcuna remora. Il primo che vidi lo aveva un mio amico ricco ed era tra le cose più incredibili che avessi mai visto. Ci entravano intere discografie, roba che per trasportarle in cd o vinile occorrevano borsoni e invece erano tutte lì, pronte per essere skippate a piacimento. Lo volevo, come quando da piccolo bramavo i Masters che non potevo permettermi.

L’ho avuto di seconda o terza generazione, ma so che l’ultimo modello, prima del pensionamento, arrivava alla capacità di 160 giga. Da Cristina D’Avena agli Slayer e tutto ciò che sta nel mezzo. L’iPod, quell’iPod, ha cambiato per sempre la fruizione prima e la produzione discografica poi, scaraventandoci in questo tempo ibrido nel quale si ricomprano i vinili a prezzo d’oro ma non si può più fare a meno di ascoltare gli mp3 in giro. Salutarlo sarebbe stato un atto di romanticismo del quale i nuovi dirigenti Apple non sembrano più capaci.

 

 

La storica presentazione nella quale Steve jobs introduce l’iPod:

Simone Stefanini

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