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Il monastero di S. Lazzaro degli Armeni che ha stregato Napoleone

 

Su un piccolo isolotto della laguna di Venezia, a circa mezz’ora di vaporetto da Piazza S. Marco, sorge un luogo intriso di storia e magia: Il monastero di S. Lazzaro degli Armeni. La storia di questo luogo inizia nel lontano 1715 quando a seguito dell’invasione Ottomana, moltissimi monaci armeni di culto cattolico  cercarono asilo nella cosmopolita Venezia. Due anni dopo il senato veneziano concesse a questa folta comunità l’isolotto di S. Lazzaro nei pressi della costa ovest del Lido.

 

Foto di hotzeplotz

 

La comunità armena, precisamente appartenente all’ordine dei Makhitaristi, costruì su questa piccola isola di appena 7000 metri quadri un monastero che attualmente custodisce una serie di  mirabilia dal carattere storico, religioso e artistico e rappresenta ancora oggi uno dei centri più importanti degli studi Armeni: tra le mura del monastero furono scritti il primo dizionario in lingua armena e la prima storia moderna del paese d’origine dell’ordine monastico.

Ancora oggi è proprio l’estesa collezione di manoscritti a rappresentare il fiore all’occhiello del monastero: la biblioteca ospita la terza più grande collezione di pubblicazioni in lingua Armena del mondo e altre prestigiose pubblicazioni europee e asiatiche. L’importanza di questa collezione è così evidente che durante l’occupazione di Venezia da parte delle armate di Napoleone i monaci di S. Lazzaro furono l’unico ordine autorizzato dal generale francese a continuare la loro attività di studio.

 

Foto di Anton Nosik

 

Napoleone non è stato l’unico grande della storia a rimanere profondamente affascinato da questo luogo: il poeta inglese Lord Byron vi passò un lungo periodo nel corso del quale si dedicò allo studio della cultura e della lingua armena. Ancora oggi è possibile visitare la stanza di Lord Byron all’interno del museo di S. Lazzaro.

La sala è completamente adornata da manufatti orientali ed egizi tra cui una sfera di avorio contenente al suo interno altre sfere tutte ricavate da un unico blocco ad opera di un monaco buddista che, come vuole la leggenda, dedicò più di vent’anni a tale impresa. Nella stessa sala è possibile ammirare la mummia di un sacerdote egizio in perfetto stato di conservazione.

 

Foto di Jean-Pierre Dalbéra

 

La storia di quest’isola però risale a ben prima dell’arrivo dei monaci Armeni: nel IX secolo ospitò l’ordine dei benedettini di Sant’Ilario e ben due secoli dopo venne scelta come luogo di quarantena per i lebbrosi. Nel ‘500 fu la residenza di poveri e malati espulsi dalla vicina Venezia  e nel corso del ‘600 ospitò i domenicani espulsi da Creta.

 

Foto di Marco Usan

 

Da sempre un luogo di segregazione e rifiugio che oggi rappresenta una delle mete imperdibili se vi trovate a Venezia.

Matteo Scotini

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