C’è stato un tempo ingenuo e romantico in cui noi utenti dell’internet, novelli Cenerentoli, vagavamo con la nostra curiosità vergine e, durante questo giorno, condividevamo alcune notizie da non crederci, tipo “L’annessione di Campobasso al Messico” oppure “La reunion degli Smiths”. Ci credevamo fortissimamente, finché qualche guastafeste ci svelava l’arcano: eravamo stati vittime di un pesce d’aprile.
Delusi e smascherati, cancellavamo il post oppure ci scusavamo con tutti i nostri contatti per aver diffuso una notizia falsa che andava ad invalidare la rete e la sua importanza. Dal caos primigenio del primo internet, eravamo passati alla disciplina dell’internet 2.0, in cui noi tutti potevamo creare contenuti ed avere una cassa di risonanza incredibile, grazie ai social, quindi tentavamo di tenere questa bella novità più pulita possibile.
Purtroppo, l’internet partecipativo è anche un esperimento sociale di proporzioni gigantesche e quando abbiamo mostrato di essere capaci di credere alle frottole più palesi durante il primo aprile, allora potenzialmente saremmo potuti cadere su bucce di banana ogni giorno dell’anno. Da quel punto in poi, mettere in giro bufale è diventato un mestiere molto redditizio e sono fioccati siti pieni di fake news, con titoli più o meno verosimili, tutti con il loro folto pubblico.
Le persone colte nell’atto di credere alla ciarlataneria dei siti di notizie false, dapprima si sono scusate e hanno fatto mea culpa, poi si sono iniziate a risentire e hanno erto una barriera fatta di “Potevano caderci tutti”, per poi trasformarla in “Anche se non è vero, potrebbe succedere”. Quello è stato il passo verso lo sdoganamento della bufala come notizia “Abbastanza vera da poter essere creduta”, ed è stata la fine dell’esperimento. Milioni di persone hanno abboccato all’amo e hanno dimostrato di non essere veicoli affidabili di notizie, ma semplici paesani di tutto il mondo che giocano al gioco del telefono senza fili, quello in cui si parte da una frase e quella, vagando di bocca in bocca, diventa un’altra.
Il Pesce d’Aprile non è più divertente, perché è il padre inconsapevole della fake news e da quest’ultima, come nella migliore tragedia greca, è stato ucciso. Oggi, se vedrete girare qualche notizia palesemente falsa, non penserete allo scherzo ma a quei milioni di persone nel mondo che hanno sconvolto assetti politici e diffuso odio tramite le fake news. Oppure ci crederete, condividerete il pezzo e ve ne fregherete ancora una volta della responsabilità che avete su internet. Purtroppo, quesa pratica equivale a tirare una cicca fuori dal finestrino dell’auto: una da sola non provocherà certo la fine del mondo, milioni lo stanno facendo davvero.
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