Oggi 13 gennaio TIM, nuova sigla con cui si indica Telecom Italia nel suo complesso, ha presentato a Roma il nuovo logo. Assieme all’amministratore delegato Marco Patuano anche Tim Berners-Lee, ovvero il papà di internet. Con loro sul palco poi sono saliti anche Fabio Fazio e Pif, recente testimonial dell’azienda.
Presentare un nuovo logo ha un valore programmatico fondamentale. È la maniera più semplice per dire a tutti: “Hei, siamo cambiati“. Questa è la ragione per cui in un periodo di incertezza e cambiamenti come questo stiamo assistendo e assisteremo (state pronti, tra qualche mese un altro colosso italiano presenterà il suo rebranding, oggi ancora top secret) a grandi operazioni in cui il cambio di immagine serve a raccontare un cambio di rotta.
In effetti una cosa del genere era già capitata almeno un paio di volte: nel 1994, quando l’incorporazione da parte di Sip di Telespazio, Iritel, Sirim e Italcable aveva portato alla nascita di Telecom Italia, e nel 1995 con la creazione di TIM come costola dedicata alla telefonia mobile. E così dopo il lancio del portale unico per i clienti della telefonia fissa e mobile tim.it, è arrivato il momento del cambio e dell’unificazione del marchio.
Una icona rossa che rappresenta una T e la scritta TIM in bianco su fondo blu. Questo il nuovo simbolo unico della compagnia presentato oggi a Roma. L’operazione da un punto di vista di branding fila: segna il definitivo abbandono dei rimpianti delle glorie degli anni novanta, per guardare anche da un punto di vista grafico al futuro con un appeal asciutto e internazionale, senza rinunciare ai colori bandiera del brand. Il design del logo, che dovrebbe sancire la rivoluzione copernicana dell’azienda, in realtà rappresenta un passo in avanti ma non un balzo rivoluzionario.
Partiamo dal simbolo: le onde rosse che caratterizzavano inizialmente il logo SIP, passate da quattro a tre nel cambio di nome in Telecom, perdono la connotazione dinamica e diventano linee orizzontali parallele. Con un gioco gestaltico di forme positive e negative si può leggere (a fatica) una lettera T al suo interno. Più che una citazione del famosissimo logo IBM disegnato nel 1972 da Paul Rand, sviluppato con elementi orizzontai in successione, sembra evocare qualcosa di orientale. Non a caso c’è già chi ironizza su twitter evidenziando la somiglianza del simbolo rosso con un pittogramma cinese.
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Venendo al lettering, poi, vengono abbandonati l’italic delle lettere e i bordi netti a favore di un lettering meno dinamico e più solido, dagli spigoli leggermente arrotondati sicuramente più friendly e vicini ad un’estetica mobile. Si è persa del tutto, invece, la forma ovoidale in cui era contenuto il logo, che nella nuova versione galleggia direttamente su uno sfondo blu. Per questo sarà interessante capire come come sarà sviluppato il sistema di identità visiva quando il logo dovrà comparire su fondi diversi. Quindi operazione riuscita o no? Troppo presto per dirlo. Ma sicuramente operazione necessaria.
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