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La Torre dei Cedri, ecco come nasce un bosco verticale

La torre verde che sorgerà vicino a Losanna

 

Il Bosco Verticale di Milano, progettato dall’architetto Stefano Boeri, l’avete sicuramente visto tutti: sono due torri completamente diverse da tutto ciò che le circonda. Alberi e arbusti crescono sulle facciate come se non fossero sospesi a un centinaio di metri da terra, ma disposti in un giardino. Bene, presto vedremo nascere un’altra torre verde a Chavannes-près-Renens, un comune svizzero a cinque chilometri da Losanna. Abbiamo fatto due chiacchiere con Laura Gatti, la paesaggista che aiuterà le piante a ricoprire il grattacielo svizzero.

Il segreto del grattacielo verde è che “si lavora insieme” dice Laura Gatti. Come è successo con le torri di Milano, gli studi di architettura e paesaggistica si sono seduti intorno allo stesso tavolo. “Questo progetto è partito anche grazie all’esperienza del Bosco Verticale di Milano. Da subito tutto il team di progettazione ha lavorato per andare incontro alle esigenze degli alberi. È completamente diverso dall’appiccicare le piante su un render.

Se non hai previsto il giusto spazio per le radici, le vie di irrigazione e i mezzi di potatura l’edificio sarà di sicuro un fiasco. Laura Gatti ha studiato tutto quello che c’è da sapere sulle torri verdi, per poi metterlo in pratica. “Oltre al Bosco Verticale, di edifici realizzati ne esistono veramente pochi. Sono andata a vederli dall’altra parte del pianeta. A Singapore hanno una tradizione molto forte. Ma di torri con alberi in facciata, tuttora, continuiamo a vederne solo nei render.

Non a caso, a novembre il Bosco Verticale si è aggiudicato il CTBUH Award come miglior grattacielo al mondo. La giuria del premio ha motivato la scelta con queste parole: “Da dove inizi a fare paragoni tra un edificio come il Bosco Verticale, con la sua facciata coperta di alberi e poco più alto di 100 metri, e One World Trade Center – lucido, elegante, equilibrato e cinque volte più alto del primo? Nel primo le persone ci vivono, nel secondo ci lavorano.

 

Un render della torre di Losanna

 

Le persone troveranno una nuova casa anche nella torre di Chavannes, la cui costruzione dovrebbe avere inizio entro il 2017. Ma al centro del progetto non ci sono le famiglie. Ci sono le piante. “È un cambio di prospettiva. Non devi immaginare la cosa dal punto di vista umano. Mettiti nei panni dell’albero. Se poni un albero nelle condizioni ottimali andrà tutto bene. Non avrà radici che vanno a cercarsi acqua e ossigeno spaccando il cemento. Se conosci le strategie di sviluppo di una pianta, pensare di poterla mettere su una facciata non sembra più una cosa così strana.

I due aspetti del progetto – architettura e paesaggistica – devono essere portati avanti insieme. “La torre può essere apprezzata da diverse quote. La zona si affaccia sul lago, e l’edificio sarà visibile dalle montagne e dall’autostrada. È molto stretto e snello, così da stagliarsi meno in una certa prospettiva. Le specie di piante, i colori e le texture sono simili al contesto, perché la torre si staglia contro il cielo.

 

 

Gli alberi saranno collocati sulle facciate sud e ovest. Sono prevalentemente specie sempreverdi, perché il contesto svizzero è diverso da quello di Milano.” il progetto di Chavannes sarà realizzato in un cantiere molto più spazioso di quello milanese – collocare un albero a 100 metri d’altezza è un’operazione delicata. “Per il Bosco Verticale c’era solo una gru sul lato opposto. Non era uno scherzo. Ma c’è gente che con la gru fa meraviglie.

L’idea è di vedere la torre completata e abitata entro il 2020, giusto in tempo per le Olimpiadi invernali giovanili. Nel frattempo, ispirati anche dal successo del Bosco Verticale, stanno nascendo nuovi progetti di infrastrutture verdi. Per esempio, “la città di Vienna ha identificato 37 misure di integrazione tra verde e edificato con funzioni di riduzione dell’isola di calore e delle problematiche legate agli eventi meteorici.

Per trasformare un edificio in un giardino efficiente basterebbe diffondere l’utilizzo dei tetti verdi, dove le piante diventano una copertura vivente per gli edifici. “Dovrebbero essere previsti ovunque. In alcuni casi possono vantare un rallentamento fino al 50 per cento dell’afflusso di acqua alla rete fognaria.

In giro per l’Europa ci sono già casi di città che incentivano il retrofitting, cioè l’adeguamento degli edifici a nuovi interventi di copertura verde. In Italia si parla di un testo di legge sulla defiscalizzazione degli interventi verdi, ma senza incentivi e apertura mentale da parte dei decisori sarà difficile portare le piante sui tetti italiani. Eppure “non esiste tecnologia altrettanto efficiente a parità d’investimento.

Lorenzo Mannella

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