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Fattobene: l’Italia raccontata attraverso i suoi oggetti più belli

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Ci sono oggetti da sempre presenti nell’immaginario collettivo italiano, oggetti che sono radicati nelle culture delle nostre regioni, oggetti che sono parte integrante delle tradizioni del nostro paese, oggetti che nonostante siano stati accantonati sono ancora fissi nella mente di moltissimi italiani.

Anche i più giovani, almeno per sentito dire, conoscono le Carte da Gioco Modiano, la Coccoina, il Crystal Ball. A più di qualcuno sarà anche capitato di chiedersi l’origine di questi prodotti.

A rispondere a questa domanda ci ha pensato Fattobene, un progetto di Anna Lagorio (giornalista) e Alex Carnevali (fotografo). Attraverso una ricerca che li ha visti -e li vede- viaggiare per tutta Italia hanno deciso di creare un luogo dove i lettori possono non solo ammirare oggetti sempre più difficili da trovare al di fuori della loro regione d’origine, ma soprattutto scoprire le storie che si celano dietro ad ognuno di essi.

I promotori di questa scoperta culturale vogliono dare rinnovata visibilità ad eccellenze tipicamente italiane che, un po’ come delle piccole opere d’arte, senza un’adeguata salvaguardia finirebbero nel dimenticatoio, o comunque perderebbero il loro valore e si confonderebbero in mezzo al Made in China e ai nuovi oggetti, distanti anni luce per design, grafica e comprovata funzionalità rispetto a queste produzioni.

Potrete attraversare il nostro Paese a partire dalla Brianza, dove Claudio Pasini lanciò una pasta speciale con cui realizzare bolle che non scoppiano mai, attraversando il Friuli dove vengono prodotte carte le carte Modiano, rinomate per essere a prova di lenti e micro-camere speciali. Passare per Firenze, dove Sir Roberts lanciò la sua acqua distillata alle rose, andando poi a Genova dove arrivavano i cannelli di Zolfo direttamente dall’America del Sud e via dicendo.

Fatto Bene ripropone la scoperta della nostra quotidianità attraverso gli oggetti di tutti i giorni, da quelli più attuali a quelli quasi in disuso, ma che senza dubbio portano con loro, oltre che una ventata di nostalgia, la storia più bella del nostro Paese. Abbiamo fatto due chiacchiere con Anna Lagorio, curatrice del progetto.

Chi sei e come è nato Fatto Bene?
Mi chiamo Anna Lagorio e sono una giornalista: negli ultimi anni, mi è capitato molto spesso di raccontare storie di aziende italiane che stavano affrontando la crisi. Ad un certo punto sembrava addirittura che il paese fosse completamente immobilizzato o sull’orlo del fallimento. Così, ho pensato di cercare un nuovo modo per parlare del nostro tessuto industriale. Volevo usare un linguaggio diverso, più fresco e positivo. E così è nato FATTOBENE.

 

 

Come avete preso gli oggetti? C’è dietro una scelta precisa o semplicemente vi siete casualmente “imbattuti” mano a mano?
La nostra selezione nasce da una passione personale per il design anonimo. Per tutti quei prodotti “fatti bene” in cui spesso ognuno di noi si imbatte casualmente. In particolare io e il mio compagno abbiamo iniziato a occuparcene durante un viaggio nel sud Italia, quando ci siamo accorti che molti dei manufatti che attiravano la nostra attenzione erano praticamente sconosciuti al di fuori dei confini regionali. E così abbiamo pensato che sarebbe stato interessante raccoglierli in un unico posto dove poterne raccontare le storie.

Come sono queste realtà apparentemente dimenticate, resistono ad un mercato sempre più frenetico? Come reagiscono al vostro interesse?
La cosa più curiosa di queste aziende è che sembra che vivano fuori dal tempo: dialogando con loro, ho spesso la percezione che la frenesia del mondo contemporaneo non li abbia contagiati. E questa è una sensazione veramente unica! In ogni caso sono tutte aziende molto forti: molte di loro hanno attraversato indenni due guerre mondiali e oggi esportano in tutto il mondo. Nonostante ciò quando li contattiamo sono stupiti dal nostro interesse. Ma, poi, a poco a poco, capiscono le finalità del progetto e sono felici di sapere che qualcuno si stia occupando di portare nuova luce su questo settore.

Per il momento ci sono prodotti tipicamente italiani, vi piacerebbe conoscere altre realtà o volete concentrarvi esclusivamente sul Made In Italy?
Abbiamo deciso di concentrarci unicamente sul made in Italy per poter andare in profondità e scoprire realtà che altrimenti rimarrebbero ai margini. Per farlo, abbiamo adottato criteri di selezione molto rigorosi. Infatti, per entrare a far parte della collezione, ogni oggetto deve possedere un design unico, essere in produzione da decenni, avere una storia interessante. Il nostro approccio è piuttosto radicale, ma ci sembra che stia funzionando bene. In questi pochi mesi, sono usciti moltissimi articoli sulla stampa, che ci ha indicato come “il punto di riferimento per la riscoperta del made in Italy storico”. Wow!

 

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A proposito di altre realtà, avete riscontrato interesse anche al di fuori dall’Italia?
Sì, a livello internazionale c’è un grande desiderio di riscoprire la propria cultura materiale, soprattutto in paesi come Portogallo, Stati Uniti e Inghilterra. Qui, stanno nascendo negozi che selezionano il “best of” della produzione storica e la presentano in contesti fortemente contemporanei. Anche noi ci siamo ispirati a questo trend per l’ideazione della Scatola n.1, un viaggio in miniatura nel patrimonio industriale attraverso cinque icone senza tempo. L’idea è piaciuta molto e ora stiamo pensando a come ampliare la selezione del nostro shop online.

Il viaggio che avete intrapreso è potenzialmente infinito, vi siete fissati un obiettivo?
Al momento, posso dirti che ho un centinaio di oggetti appuntati in agenda. Ma sono sicura che siano molti di più quelli che corrispondono ai nostri standard. Fra l’altro, ci arrivano molte segnalazioni anche da parte dei lettori che ci seguono. Quindi, per ora, sento che il nostro lavoro è appena all’inizio. L’obiettivo più ambizioso che mi sono posta è quello di portare gli oggetti dal web alla realtà: aprendo un piccolo negozio, dove esporre i prodotti accanto alle proprie storie. Una sorta di museo vivente degli archetipi quotidiani. Per ora è un sogno, ma prima o poi…

Samuele Maffizzoli

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Samuele Maffizzoli
Tags: design

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