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Metti un libro a colazione, le bellissime foto di Petunia Ollister

Roy Keane – Il secondo tempo di Roddy Doyle

 

Il caso più classico è leggere per addormentarsi, leggere per svegliarsi suona già più strano. Di solito si legge il giornale al bar, un romanzo, apparentemente, sembrerebbe più impegnativo (poi alcuni hanno copertina talmente brutta che eviti volentieri lo shock di prima mattina). In realtà in molti amano fare colazione con un buon libro: se cercate su Instagram l’hashtag #bookbreakfast troverete parecchie foto e, tra queste, ci sono anche quelle di Petunia Ollister.

Da inizio anno ad oggi ne ha pubblicate circa 120: sono bellissimi accostamenti tra i colori della copertina, quelli della tovaglia (o delle lenzuola) e poi tazzine, posate ed elementi di contorno. Sembrano frutto di un lavoro maniacale ma, a quando dice lei, non ci mette più di un quarto d’ora l’una. L’abbiamo intervistata per farci raccontare meglio il progetto.

 

Panorama di Tommaso Pincio

 

Per prima cosa, come è nata l’idea?
Ho sempre avuto, fin da bambina, l’abitudine di leggere a colazione. D’abitudine mi svegliavo molto presto, leggere il libro del momento era un modo per tirare l’ora di andare a scuola facendo qualcosa di piacevole e senza dover parlare con nessuno.
In età adulta ho conservato questa consuetudine, finché una mattina mi sono accorta che il colore della copertina era in perfetto pendant con la tazza del mio caffè lungo. Prendere una scala, salirci e mettermi a fotografare a piombo la tavola, è stato un tutt’uno con l’idea di farlo.

Gli accostamenti sono puramente estetici o dipendono anche dal contenuto del libro stesso?
Il libro è un vettore di contenuti. Se ne possono trovare di esteticamente bellissimi, con grafiche fatte molto bene, e anche quest’aspetto è per me importante. Quello che però mi spinge a scattare è sempre il contenuto. Poi ci studio intorno, maniacalmente, per rendere gradevole l’aspetto estetico, in linea con la grafica di copertina, ma senza mai perdere di vista il contenuto particolare che mi ha colpito o il valore culturale in senso ampio dell’opera.
Spesso mi trovo a fotografare libri letti anni -o decenni – fa. Ho la fortuna di avere una buona memoria anche fotografica: non solo mi ricordo cosa sto cercando, ma anche se era stampato su una pagina a destra o a sinistra, in alto o in basso.

Libri e cornetti sembrano disposti con molta precisione, usi righello e squadra?
Niente righello. Niente squadra. Solo un occhio metrico sull’orlo del maniacale e un’ossessione per la disposizione armonica dei pieni, dei vuoti e, ovviamente, dei colori.

Delle tante foto ti chiederei di raccontarmene una, ad esempio La colazione dei campioni di Kurt Vonnegut.
Non sempre c’è una spiegazione, ma nel caso della Colazione sì. Avevo inizialmente pensato ai cereali – Breakfast of Champions era il motto dei cereali Wheaties – o al celeberrimo Martini. Poi invece ho più semplicemente scelto quel piatto con i raggi, che mi ricordava la pazzia in continua esplosione di Pontiac Dwayne Hoover, uno dei due protagonisti.

La colazione dei campioni di Vonnegut

 

L’uomo inquieto di Henning Mankell

 

Il silenzio del lottatore di Rossella Milone

 

Quanto lavoro c’è dietro ad una foto? È poco probabile che sia la vera immagine di ogni tua mattina (vorrebbe dire che ti piace il caffè freddo).
Cerco di pianificare le pubblicazioni in base ai miei impegni della settimana e soprattutto alla luce. Cerco di scattare sempre nelle stesse condizioni per rendere gradevole la visione d’insieme sul mio profilo Instagram.
Per prima cosa osservo la grafica e le tonalità di colore della copertina, poi decido il pattern dello sfondo e se optare per il chiaro o lo scuro. Infine scelgo accuratamente tazze e piatti. Il dolce è quello che trovo la sera prima di scattare, rientrando dopo il lavoro. Non faccio ricerche specifiche per mancanza di tempo.  Posiziono tutto sul mio tavolo della cucina, tutte le mattine nello stesso punto, poi scatto dalla sommità di una scala, sempre e solo con l’iPhone, una trentina di foto. Tempo totale dell’operazione: 15 minuti. E la risposta è «Sì, a me il caffè piace freddo». Mi capita di fare al massimo un paio di #bookbreakfast nella stessa mattina, in modo da assecondare al massimo la possibilità di esprimere il mio umore in base ai giorni.
Il libro Nella nebbia di Milano di Munari è stato realizzato e pubblicato in una mattina di nebbia. Altri invece sono stati pianificati in base al giorno di uscita in libreria di un certo titolo. Ho la fortuna di avere contatti, per lavoro e personali, con scrittori e case editrici. A volte riesco a leggere i libri con qualche anticipo rispetto al pubblico.

Ci dici tre libri perfetti per svegliarsi?
Premesso che io leggo in qualsiasi momento, perché è uno dei gesti che più mi distende, posso dirti che la mattina il meglio per svegliarsi sono le graphic novel, una su tutte La distanza, di Alessandro Baronciani e Colapesce, edita da Bao.
Uno dei miei libri preferiti di sempre Alta fedeltà di Nick Hornby che proprio nel 2015 ha festeggiato i suoi vent’anni, è perfetto per dettare la linea musicale della giornata, quando ti alzi con l’impressione di non saperne abbastanza dei fondamentali, e io non ne so mai abbastanza.
Infine, qualche pagina di quello che qualche giorno fa ho definito la mia personale Moby Dick letteraria, Infinite Jest di David Foster Wallace. Lo leggo da qualche anno a piccole dosi, più che altro interrotto a causa dell’intrasportabile mole delle sue 1281 pagine. Ora mi sono dotata di un e-reader è tutto è molto più facile, riesco a essere più continuativa.

 

Infinte Jest di David Foster Wallace

 

Nella vita di che ti occupi?
Attualmente lavoro nell’ufficio marketing di un gruppo editoriale, ma mi sono sempre occupata di conservazione e catalogazione dei beni culturali, fotografie prima e libri poi. Ho avuto libero accesso a una consistente parte della produzione libraria italiana del XX secolo. «Well, the pleasure – the privilege is mine.»

 

Sandro Giorello

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Sandro Giorello

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