Il caso di Chiara Poggi, assassinata a Garlasco nel 2007, continua a generare interrogativi e nuove indagini, in un contesto di incertezze che si protrae da oltre diciotto anni. Andrea Sempio, 37enne attualmente indagato in relazione a questo delitto, è stato convocato presso la Procura di Pavia per un’audizione cruciale. Martedì mattina, Sempio avrà l’opportunità di presentarsi davanti ai pubblici ministeri, i quali hanno riaperto il caso, cercando di fare chiarezza su un omicidio che ha segnato profondamente la comunità locale e non solo.
Delitto Poggi, Sempio dai Pm martedì prossimo
La convocazione di Sempio rappresenta un momento significativo nel corso delle indagini, soprattutto dopo la perquisizione avvenuta mercoledì nella sua abitazione a Voghera. Durante questo intervento, sono emerse prove che potrebbero rivelarsi fondamentali. Tra i materiali sequestrati, si trova un “vecchio articolo” scritto da Sempio durante un corso di comunicazione nel 2013, riguardante proprio il delitto di Garlasco. Gli inquirenti stanno cercando di recuperare questo scritto, convinti che possa fornire spunti utili per le indagini, sia dagli archivi informatici che dalla fondazione di Pavia dove Sempio ha frequentato il corso.
L’avvocato di Sempio, Massimo Lovati, ha espresso scetticismo riguardo alla rilevanza di tali prove, definendole “fumo negli occhi”. Tuttavia, è chiaro che, dopo quasi due decenni di indagini e una condanna definitiva a carico dell’ex fidanzato della vittima, Alberto Stasi, gli inquirenti non intendono trascurare alcun dettaglio che possa condurre a nuove scoperte.
La questione del DNA si sta rivelando centrale in questa fase del processo. Il giudice per le indagini preliminari di Pavia, Daniela Garlaschelli, ha stabilito l’assegnazione di un incarico ai periti Denise Albani e Domenico Marchigiani, i quali dovranno fornire una consulenza entro 90 giorni. I pubblici ministeri, guidati da Stefano Civardi, hanno chiesto di acquisire il DNA delle gemelle Paola e Stefania Cappa, cugine di Chiara, e dell’amico di Alberto Stasi, Marco Panzarasa. Al contempo, hanno rinunciato a raccogliere il DNA dei familiari della vittima, in quanto già acquisito in precedenza.
Un punto cruciale da chiarire è l’utilizzabilità del DNA trovato sotto le unghie di Chiara Poggi. Questo materiale biologico potrebbe rivelarsi determinante se si dimostrasse compatibile con quello di Sempio o di altri indagati. Tuttavia, la questione è controversa: durante il processo d’appello contro Stasi, alcuni esperti avevano già messo in dubbio l’affidabilità di tali risultati. La speranza degli inquirenti è che l’analisi odierna possa finalmente offrire risposte chiare su questo punto.
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Un altro aspetto intrigante delle indagini riguarda le impronte digitali rinvenute sui cartoni di pizza che Chiara e il suo fidanzato avevano consumato la sera prima dell’omicidio. Gli investigatori hanno repertato fino a sessanta impronte, ma tre di esse rimangono senza un nome associato. Queste impronte potrebbero rivelarsi fondamentali per il caso, e gli esperti stanno lavorando per identificare se possano appartenere a Sempio o ad altre persone coinvolte.
Inoltre, l’incidente probatorio si estenderà anche ai campioni prelevati dall’istituto di Medicina legale di Pavia e ai reperti conservati presso i laboratori del RIS di Parma. Con un quadro così complesso e in continua evoluzione, ogni nuova evidenza potrebbe cambiare il corso delle indagini.
Andrea Sempio ha recentemente rilasciato un’intervista in cui ha espresso la sua preoccupazione per il coinvolgimento dei suoi amici nelle indagini. “Ho temuto di essere arrestato. Sono stanco, ma pronto ad affrontare tutto”, ha dichiarato. Sempio, che è amico del fratello di Chiara, Marco Poggi, ha aggiunto di sentirsi “dispiaciuto” per la situazione in cui si trovano i genitori della vittima, sottolineando l’impatto emotivo che questa vicenda continua ad avere su di lui e sulla comunità.
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L’avvocato della famiglia Poggi, Gian Luigi Tizzoni, ha espresso la sua preoccupazione riguardo alla mancanza di approfondimenti nelle indagini iniziali, sottolineando che “dopo diciotto anni fa specie pensare che all’epoca non scavarono nemmeno nel giardino di Stasi”. La frustrazione è palpabile, e non sorprende che Tizzoni e la famiglia Poggi accolgano con favore l’idea di nuovi accertamenti, anche se con la consapevolezza che ogni passo avanti deve essere accompagnato da un’accurata revisione di quanto già fatto.
Il delitto di Garlasco rimane uno dei casi più controversi e discussi della cronaca italiana. Le indagini, che hanno attraversato cambiamenti di scenario e nuovi sviluppi nel corso degli anni, evidenziano non solo la complessità del caso ma anche l’importanza della verità per tutti coloro che sono stati coinvolti. Con nuove analisi e un’attenzione rinnovata da parte delle autorità, la speranza è che si possa finalmente fare luce su un crimine che ha lasciato cicatrici profonde e irrisolte nella memoria collettiva.