Nel tribunale di Pavia si è svolto questa mattina l’ultimo episodio dell’incidente probatorio relativo al delitto di Garlasco, caso che continua a suscitare grande attenzione mediatica e giudiziaria
. A sorpresa, è stato presente anche Alberto Stasi, condannato per l’omicidio di Chiara Poggi, la giovane vittima uccisa il 13 agosto 2007.
In aula arriva a sorpresa Alberto Stasi
L’arrivo di Stasi, accompagnato dai suoi avvocati, ha catturato l’interesse dei numerosi giornalisti e troupe televisive accorsi in tribunale. Come dichiarato dal suo legale, la sua partecipazione vuole rappresentare un segno di rispetto verso l’autorità giudiziaria e verso il processo in corso. Gli avvocati hanno precisato che Stasi non rilascerà dichiarazioni né durante né dopo l’udienza, sottolineando l’importanza di mantenere il rigore e la correttezza nei confronti delle istituzioni.
Al centro della discussione si è posto il Dna maschile rinvenuto sotto le unghie di Chiara Poggi, elemento chiave dell’inchiesta. La consulenza della Procura di Pavia e del giudice per le indagini preliminari (gip) Denise Albani indica una compatibilità genetica tra quel profilo e quello di Andrea Sempio o dei membri della sua linea paterna. La valutazione tecnica parla di una compatibilità definita “moderatamente forte” in un caso e “moderata” nell’altro, ma rimane cauta nell’attribuire con certezza l’origine del Dna e nel determinare se le tracce siano state depositate direttamente o tramite un oggetto.
La perizia, infatti, non consente di stabilire con rigore scientifico se Chiara si sia difesa al momento dell’aggressione o se il Dna trovato sia un risultato di un contatto diretto o mediato. Questi elementi rimangono nel campo delle ipotesi, lasciando aperti interrogativi su una possibile nuova pista investigativa.

Il dibattito in aula ha visto confrontarsi le difese di entrambe le parti. Gli avvocati di Andrea Sempio, Angela Taccia e Liborio Calatiotti, hanno criticato la perizia genetica, evidenziando come essa si fondi su dati “non consolidati” risalenti al 2014, compromettendo la affidabilità scientifica delle conclusioni. Sostengono inoltre l’impossibilità di accertare se il Dna sia stato trasferito direttamente o indirettamente, mettendo in discussione la valenza probatoria.
Sul fronte opposto, i legali di Stasi, Giada Boccellari e Antonio Derensiis, hanno ribadito la validità della perizia di Albani, sottolineando che essa conferma le analisi effettuate dai propri consulenti e giustifica la riapertura dell’inchiesta nei confronti di Sempio. Anche la Procura ha sostenuto la compatibilità tra il profilo genetico e quello del 37enne o dei suoi familiari.
I consulenti della famiglia Poggi hanno invece definito la perizia basata su dati non consolidati priva di valore scientifico significativo, affermando che non apporta novità sostanziali al caso. Tuttavia, l’udienza potrebbe subire svolte importanti in seguito alla possibile ammissione di nuove prove, come la cosiddetta traccia 33, trovata su un muro, che presenta evidenze biologiche. Questo frammento di intonaco, però, risulta mancante dai materiali investigativi ufficiali dal 2017. La richiesta di includere tale prova è stata respinta dalla Procura per due volte, ma resta un punto di tensione nell’iter processuale.
Durante l’udienza si è anche affrontato il tema delle telefonate effettuate da Sempio al fratello di Chiara, Marco, nonostante fosse consapevole della sua assenza, e dello scontrino del parcheggio che potrebbe collocare Sempio lontano dalla scena del crimine. L’accusa contesta la versione di Sempio, che sostiene di essere stato a Vigevano nel momento in cui Chiara veniva uccisa, e questi nuovi elementi potrebbero giocare un ruolo decisivo in un eventuale processo.

