Il caso del delitto di Garlasco continua a generare un acceso dibattito, alimentato da nuove rivelazioni e colpi di scena che tengono alta l’attenzione sul tema. Andrea Sempio, attualmente l’unico indagato nella recente inchiesta, si trova al centro di un’intricata rete di accuse e sospetti.
La sua difesa, guidata dall’avvocato Angela Taccia, ha immediatamente contestato l’operato della Procura, esprimendo forti dubbi sulla solidità delle prove raccolte.
Delitto Garlasco, l’accusa della difesa di Sempio
In un’intervista a La Repubblica, Angela Taccia ha dichiarato: “Ho il sospetto che l’indagine sia molto debole e che quindi stiano cercando di creare il mostro mediatico. Perché se l’indagine fosse forte, Sempio sarebbe già stato arrestato”. Queste parole evidenziano una crescente preoccupazione riguardo alla gestione del caso da parte delle autorità inquirenti. La Taccia ha anche fatto notare che il suo assistito non si è presentato in Procura a Pavia per un interrogatorio, un’assenza giustificata da motivi legali. Con un riferimento ironico al codice di procedura penale, ha scritto su Instagram: “Guerra dura senza paura“, sottolineando la determinazione della sua difesa nel contestare le accuse.
Il 20 maggio, giorno in cui Sempio avrebbe dovuto presentarsi davanti ai magistrati, è emerso un nuovo elemento che ha riacceso l’attenzione sul caso. Secondo quanto riportato dal Tg1, sarebbe stata rinvenuta un’impronta riconducibile a Sempio proprio in prossimità del luogo in cui fu ritrovato il corpo di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007. “È una consulenza tecnica di parte”, ha replicato Taccia, insistendo sul fatto che tali prove necessitano di ulteriori verifiche in un contesto di contraddittorio. “Per questo anche noi potremmo nominare un consulente dattiloscopico”, ha aggiunto, evidenziando l’importanza di un’analisi approfondita e imparziale.
L’avvocato ha anche commentato la presenza di questa impronta, affermando che Sempio e Marco Poggi, il fratello della vittima, frequentavano frequentemente l’abitazione dei Poggi, ad eccezione della camera da letto. “È del tutto normale che ci sia un’impronta di Sempio lungo la scala che lui e Marco usavano per accedere al locale cantina-attrezzi”, ha dichiarato, sostenendo che l’impronta non è indicativa di un coinvolgimento nel delitto, ma piuttosto di una frequentazione abituale della casa.
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Le impronte, tuttavia, non si limitano a quella attribuita a Sempio. Sulle pareti del muro della scala dove è stato trovato il corpo di Chiara Poggi, sono state identificate altre sei impronte palmari, di cui si ignora l’identità. Tre di queste impronte sono state rinvenute sulla parete destra della scala, altre due sulla parete sinistra e una sulla parte superiore. Nonostante gli sforzi degli esperti che collaborano con la Procura di Pavia, non si è ancora riusciti a stabilire a chi appartengano.
Un aspetto interessante è che, attraverso un lavoro di esclusione, è stato stabilito che nessuna delle sei impronte è riconducibile a Sempio, a Alberto Stasi (già condannato a 16 anni per l’omicidio), né ai membri della famiglia Poggi o agli amici di Marco Poggi. Questo solleva interrogativi sulla reale portata delle prove accumulate finora e sull’accuratezza delle indagini. Inoltre, sono emerse anche tracce digitali trovate sulla superficie interna ed esterna del portone di ingresso della villetta dei Poggi. Cinque impronte sono state rinvenute lì, ma anch’esse rimangono anonime, contribuendo a un quadro di incertezze e interrogativi irrisolti.
L’amarezza di Sempio, come raccontato dalla sua legale, è palpabile. Taccia ha rivelato che il suo assistito si sente ferito dal fatto che la Procura stia rendendo pubblici alcuni dei suoi appunti e quaderni, alimentando così il clamore mediatico attorno al caso. “Perché solo alcuni e non altri?”, si chiede, suggerendo che potrebbero esserci motivazioni poco chiare dietro la selezione delle informazioni trapelate.
La battaglia legale si preannuncia lunga e complessa, con la difesa di Sempio pronta a combattere ogni accusa e a smontare le prove presentate dall’accusa. La situazione è ulteriormente complicata dalla forte attenzione mediatica, che rischia di influenzare l’opinione pubblica e la percezione della giustizia. In un contesto già intricato come quello del delitto di Garlasco, la pressione per giungere a una soluzione definitiva è palpabile, ma le strade da percorrere sono ancora molte e tortuose.