Emergono nuovi dettagli sull’omicidio di Ilaria Sula, la giovane studentessa uccisa a marzo nella capitale. Le indagini, coordinate dalla Procura di Roma, hanno fatto luce su una chat privata di Mark Antony Samson, reo confesso del femminicidio, in cui si evince un piano premeditato con minacce esplicite: “O torna con me o la uccido”.
Il corpo della vittima, colpita con tre coltellate al collo, era stato occultato in una valigia e abbandonato in un dirupo nei pressi di via Homs.
La ricostruzione dell’omicidio e le accuse della Procura
Secondo gli inquirenti, la dinamica del delitto è stata pianificata con fredda determinazione. La Procura contesta a Samson il reato di omicidio volontario aggravato, sottolineando la premeditazione, la natura futilmente motivata del gesto e il vincolo affettivo con la vittima. Le tracce digitali rinvenute nel cellulare dell’indagato confermano la sua intenzione di eliminare Ilaria qualora non fosse tornata con lui.
Il corpo della giovane, dopo l’aggressione, fu nascosto in una valigia e abbandonato in un luogo isolato, gesto che conferma la volontà di occultare le prove. La madre di Samson è indagata per concorso in occultamento di cadavere, a seguito di accertamenti che ne hanno evidenziato un possibile coinvolgimento nelle operazioni di nascondimento.
Nel corso di un interrogatorio durato circa due ore, tenutosi lunedì 7 luglio, il giovane ha fornito una confessione dettagliata agli inquirenti, dimostrando una lucida freddezza. Nel racconto, ha ammesso di aver colpito Ilaria alle spalle con un coltello da cucina, quello utilizzato per tagliare la mortadella, affermando: “L’ho accoltellata da dietro, ha gridato poco”. Successivamente, ha descritto come abbia inserito il corpo in due sacchi, mentre prendeva lentamente coscienza della gravità del gesto.
Un particolare inquietante è emerso dall’analisi delle chat: Samson avrebbe assunto l’identità di Ilaria per comunicare con le amiche della vittima, tentando di sviare le indagini con messaggi falsi, come quello rivolto a un’amica in cui scriveva: “Sofi, non so se sto per fare una cazz…, ma vado a casa di un tizio che ho conosciuto per strada”. Questi scambi risalgono al 26 aprile 2025, poco dopo l’omicidio, e rappresentano un chiaro tentativo di manipolare le informazioni per depistare gli investigatori.

Alla luce delle evidenze raccolte, la Procura di Roma si appresta a chiudere le indagini e potrebbe richiedere il giudizio immediato per Mark Antony Samson. L’accusa punta a una condanna severa, tenendo conto della premeditazione e della brutalità del femminicidio.
Parallelamente, proseguono le indagini sul ruolo della madre di Samson, accusata di aver partecipato all’occultamento del cadavere, circostanza che aggrava ulteriormente il quadro giudiziario. La vicenda ha scosso profondamente l’opinione pubblica, richiamando nuovamente l’attenzione sul dramma del femminicidio in Italia.
Le dichiarazioni rilasciate dal giovane durante l’interrogatorio, così come i messaggi rinvenuti nelle chat, testimoniano la gravità e la freddezza del delitto, delineando un quadro di violenza e controllo che si è tradotto in un tragico epilogo per Ilaria Sula. Le autorità continuano a lavorare per assicurare giustizia e dare risposte a una vicenda che ha suscitato grande dolore e indignazione.