Nella notte tra sabato 25 e domenica 26 ottobre, tornerà l’ora solare, con lo spostamento delle lancette indietro di un’ora, segnando la fine di sette mesi di ora legale.
Questo tradizionale passaggio segna un momento importante per tutti gli italiani, con riflessi non solo sulla vita quotidiana, ma anche sull’energia e sulla salute. Nel frattempo, si attendono ancora sviluppi significativi sulla possibile abolizione del cambio dell’ora, una proposta che da anni attende una decisione definitiva a livello europeo.
Dispositivi che si aggiornano da soli e quelli che necessitano di intervento manuale
Il cambio all’ora solare avverrà precisamente alle 3 di domenica 26 ottobre, momento in cui gli orologi torneranno alle 2, regalando un’ora di sonno in più. Un aspetto pratico da ricordare riguarda i dispositivi: mentre gli smartphone e i dispositivi digitali più moderni si aggiorneranno automaticamente, molti apparecchi analogici o meno tecnologici richiederanno un intervento manuale per evitare disallineamenti. È fondamentale verificare orologi da parete, sveglie tradizionali, orologi da polso non smart e dispositivi domestici come forni o impianti di riscaldamento, che spesso non si modificano automaticamente.
La mancata regolazione può provocare disagi nelle attività quotidiane, soprattutto in ambito lavorativo e scolastico. Sul fronte della salute, il neurologo Piero Barbanti, direttore dell’Unità per la Cura e la Ricerca su Cefalee e Dolore dell’Irccs San Raffaele di Roma, sottolinea l’importanza del riposo aggiuntivo: «Sessanta preziosi minuti di sonno in più possono abbassare significativamente i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, contribuendo a ridurre le malattie legate allo stress come l’infarto». Questo beneficio, anche se temporaneo, è un invito a sfruttare al meglio il cambiamento.
L’ora solare resterà in vigore fino all’ultimo weekend di marzo 2026, quando si tornerà all’ora legale spostando gli orologi avanti di un’ora nella notte tra il 28 e il 29 marzo. Nonostante l’Unione Europea avesse proposto nel 2018 di abolire il cambio stagionale, la questione rimane irrisolta. La consultazione pubblica europea di quell’anno vide un record di partecipazione, con 4,6 milioni di risposte: oltre l’80% chiedeva di eliminare il cambio, mentre la maggioranza preferiva mantenere l’ora legale permanente.
Tuttavia, da allora il dossier è rimasto congelato, prima a causa della pandemia e poi per la crisi geopolitica in Ucraina. La Commissione europea ha recentemente ribadito che la proposta è ancora valida, ma la decisione finale è nelle mani degli Stati membri. Nei giorni scorsi, la Spagna ha riaperto il dibattito, dando nuova linfa alla discussione. In Italia, l’adozione dell’ora legale risale a tempi in cui il risparmio energetico era cruciale.

Terna, il gestore della rete elettrica italiana, ha evidenziato che nel 2023 l’Italia ha risparmiato circa 90 milioni di euro e 370 milioni di kWh grazie all’ora legale, evitando l’emissione di 170mila tonnellate di CO₂. Questi dati confermano il valore economico e ambientale del sistema, anche se con la diffusione delle fonti rinnovabili l’efficacia energetica del cambio d’ora sembra ridursi, sollevando interrogativi sul futuro di questa pratica.
Secondo l’analisi più recente di Terna, nel corso dei sette mesi di ora legale appena conclusi, l’Italia ha registrato un risparmio di circa 310 milioni di kWh, equivalente al fabbisogno medio annuo di circa 120mila famiglie, con un vantaggio economico superiore ai 90 milioni di euro. Questo minor consumo ha anche evitato l’immissione in atmosfera di circa 145mila tonnellate di CO₂. Dal 2004 al 2025, il risparmio energetico cumulato dovuto all’ora legale ha superato i 12 miliardi di kWh, traducendosi in un risparmio economico complessivo per i cittadini di circa 2,3 miliardi di euro.
Questi numeri illustrano l’importanza di una pratica che, nonostante le critiche e le difficoltà di coordinamento a livello europeo, continua a offrire benefici concreti sul piano ambientale ed economico. La decisione finale sull’adozione permanente di ora solare o ora legale resta quindi nelle mani degli Stati, con l’Italia che, insieme ad altri Paesi del Mediterraneo, sembra orientata a mantenere l’ora legale per i vantaggi legati al turismo e all’economia estiva, mentre i Paesi nordici preferiscono l’ora solare per motivi legati alla qualità della vita e alla gestione della luce naturale.

