Si approfondisce l’inchiesta sul tragico omicidio del bambino di 9 anni, Giovanni, ucciso dalla madre Olena Stasiuk a Muggia (Trieste) lo scorso mercoledì sera.
Emergono dettagli inquietanti dai verbali risalenti al 2023, quando il piccolo aveva già denunciato agli Carabinieri un tentativo di strangolamento da parte della madre. Le nuove rivelazioni hanno riacceso i riflettori sulle responsabilità degli enti coinvolti e sul sistema di tutela minorile.
Le due inchieste e le verifiche ministeriali sulle procedure
Nel giugno del 2023, Giovanni, allora otto anni, aveva raccontato ai Carabinieri di aver subìto violenze durante gli incontri con la madre: “Mamma ha provato a strozzarmi”, aveva dichiarato mimando il gesto con entrambe le mani intorno al collo. Queste parole sono contenute in una serie di verbali giudiziari e relazioni sociali che coprono un arco temporale di diversi anni. L’avvocata Gigliola Bridda, che ha assistito il padre Paolo Trame, ha definito la vicenda “complessa e monitorata dalle istituzioni ma sottovalutata nei suoi passaggi decisivi”.
Gli incontri tra Giovanni e la madre erano stati autorizzati dal tribunale civile di Trieste a partire dal 13 maggio 2024 senza la presenza di assistenti sociali, in seguito a valutazioni che avevano segnalato “progressi” nelle condizioni psichiche di Olena, seguita da un Centro di Salute Mentale locale. È proprio durante uno di questi incontri senza assistenti sociali che si è consumato il dramma.
Sono due le indagini attualmente aperte. La prima, di natura penale, mira a stabilire come sia stato possibile che una donna con precedenti trattamenti psichiatrici e sotto la supervisione dei servizi sociali abbia potuto compiere un omicidio durante un incontro senza controllo. La seconda è un’inchiesta ministeriale avviata dal Guardasigilli per analizzare le decisioni e le procedure che hanno portato all’autorizzazione degli incontri senza tutela, nonché per capire se i protocolli per casi con genitori con disturbi psichiatrici siano stati rispettati.
Il Ministero della Giustizia ha richiesto una relazione urgente con la documentazione completa degli atti giudiziari e delle relazioni dei servizi sociali di Muggia. L’autopsia, ancora da programmare, dovrà stabilire l’esatto numero delle coltellate inferte al bambino dalla madre.

La vicenda familiare tra Paolo Trame, operaio di 58 anni, e Olena Stasiuk, 55enne originaria di Zaporizhzhia in Ucraina, si trascina da oltre un decennio. La coppia si era separata nel 2017, dopo la nascita di Giovanni. Nel corso degli anni si sono susseguite numerose denunce, relazioni dei servizi sociali e sentenze giudiziarie. Nel 2018, Olena avrebbe minacciato di togliersi la vita insieme al figlio, episodio che aveva allertato i servizi ma che non aveva portato a un intervento restrittivo.
Particolarmente significativo è il caso del presunto tentativo di strangolamento denunciato dal bambino nel 2023, che però era stato archiviato dal pubblico ministero. Le lesioni, giudicate guaribili in tre giorni, erano state ritenute compatibili anche con “eventi accidentali” e quindi non sufficienti per procedere penalmente, decisione confermata dal giudice per le indagini preliminari.
L’autorizzazione agli incontri senza assistenti sociali era stata concessa a seguito di un rapporto che segnalava miglioramenti nella condizione mentale di Olena, monitorata da un Centro di Salute Mentale triestino. Tuttavia, la tragedia ha sollevato pesanti interrogativi sulle valutazioni cliniche e sulle scelte degli enti coinvolti.
