Nel cuore dell’Appennino centrale, L’Aquila si prepara a vivere un anno storico come Capitale Italiana della Cultura 2026, un evento di grande rilievo che promette di animare il territorio con oltre 300 iniziative distribuite in 300 giorni.
Questa programmazione nasce con l’intento di rilanciare un’area ancora segnata dalla tragedia del sisma del 2009, trasformando la cultura in motore di rinascita sociale, civile e morale.
Un territorio policentrico che riscopre la cultura come volano di rinascita
Il programma ufficiale, intitolato “Un territorio, mille capitali”, è stato presentato oggi nella sala polifunzionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, alla presenza di rappresentanti istituzionali e culturali. Il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, ha sottolineato come L’Aquila e Rieti rappresentino da tempo poli essenziali per la cultura dell’Appennino e dell’Italia centrale, evidenziando il tessuto culturale già vivace di queste realtà. Pierluigi Biondi, sindaco dell’Aquila, ha illustrato la visione strategica alla base del progetto: “L’Appennino diventa un laboratorio nazionale di cultura, innovazione e rinascita”.
Sono stati stanziati oltre 16 milioni di euro, combinando fondi europei, nazionali e risorse dedicate al rilancio delle aree colpite dal terremoto. Daniele Sinibaldi, primo cittadino di Rieti, ha rilevato l’importanza di riportare al centro del dibattito il tema delle aree interne, spesso trascurate, ma potenzialmente rilanciabili proprio grazie alla cultura. Marco Marsilio, presidente della Regione Abruzzo, ha definito la cultura non un semplice “ornamento”, ma un “motore decisivo capace di ricostruire il tessuto sociale e premiare la resilienza della comunità”.
Tra i momenti più attesi dell’anno culturale aquilano spicca la prima esecuzione di un’opera commissionata a Nicola Piovani dalla Società Aquilana dei Concerti “Bonaventura Barattelli”. Un progetto speciale sarà dedicato all’ottocentesimo anniversario della morte di San Francesco, con la partecipazione di poeti e musicisti come Davide Rondoni, Roberto Molinelli e Simona Molinari, in collaborazione con l’Istituzione Sinfonica Abruzzese.
L’anno vedrà anche il ritorno di manifestazioni identitarie fondamentali per la città, come la Perdonanza Celestiniana, i Cantieri dell’Immaginario, il festival Jazz Italiano per le Terre del Sisma e il Festival delle Città del Medioevo, tutti potenziati rispetto alle edizioni precedenti.
Inoltre, a quasi diciassette anni dal sisma, saranno restituiti alla fruizione pubblica e culturale luoghi simbolo come il Teatro Comunale, che ospiterà l’evento conclusivo con un’opera lirica prodotta dal Teatro Stabile d’Abruzzo; il Museo Nazionale d’Abruzzo, che tornerà nella storica sede del Castello cinquecentesco già da dicembre; e il Teatro San Filippo, restaurato anche grazie ai proventi della canzone “Domani”, nata dall’iniziativa “Artisti uniti per l’Abruzzo”.
Il programma prevede inoltre un omaggio a Fabio Mauri in occasione del centenario della sua nascita: da autunno 2026 sarà allestita una mostra curata da Maurizio Cattelan e Marta Papini al Maxxi L’Aquila, dedicata alla figura e all’opera dell’artista. Sempre in collaborazione con il Maxxi, da giugno a dicembre Palazzo Onmi ospiterà “Convergenze e continuità. Architetture e paesaggi urbani in Abruzzo 1930-1960”, una mostra curata da Mario Centofanti, Raffaele Giannantonio e Andrea Mantovano che indagherà il rapporto tra architettura e paesaggio urbano nella regione.
A maggio, la città si trasformerà in un palcoscenico diffuso con “Sond – The School of Narrative Dance” di Marinella Senatore, un progetto che coinvolgerà luoghi diversi e il tessuto urbano. Non mancherà l’intervento dell’artista cinese Liu Bolin con il suo progetto “Oltre il visibile”, volto a valorizzare i luoghi simbolo del territorio attraverso l’arte contemporanea.
