L’ultimo aggiornamento sull’Assegno unico universale evidenzia una contrazione negli importi erogati alle famiglie nel corso del 2025, nonostante la prevista rivalutazione legata all’adeguamento al costo della vita. I dati ufficiali dell’Inps mostrano una lieve diminuzione degli importi medi, un fenomeno che merita un’analisi approfondita per comprenderne le cause e le implicazioni.
Riduzione degli importi medi dell’Assegno unico nel 2025
Nel 2025, l’Assegno unico universale, il contributo economico destinato a chi ha figli a carico, registra una contrazione degli importi medi rispetto all’anno precedente. Secondo l’Appendice statistica Inps di maggio 2025, l’importo medio mensile per richiedente è sceso da 274 a 271 euro, mentre quello per figlio è passato da 172 a 171 euro.
Questa diminuzione, seppur contenuta, si fa sentire soprattutto in un contesto di aumento generale dei prezzi e delle spese familiari. Nonostante dalla legge fosse prevista una rivalutazione dello 0,8% per compensare l’inflazione, il dato reale evidenzia una leggera erosione del sostegno economico.

Da sottolineare che la riduzione non colpisce in modo uniforme tutte le fasce di reddito. Nelle fasce più basse dell’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE), gli importi si mantengono stabili o addirittura registrano piccoli incrementi, arrivando a toccare i 225-227 euro mensili per figlio nelle situazioni di maggiore fragilità economica. Al contrario, nelle fasce intermedie e alte dell’Isee si osservano contrazioni più marcate, con importi per figlio che oscillano tra i 107 e i 174 euro. Per le famiglie con Isee superiore a 45.000 euro, invece, l’assegno rimane contenuto, intorno ai 55-58 euro mensili.
Un altro elemento che incide sulla media complessiva è la diminuzione del numero medio di figli per richiedente, che passa da 1,59 a 1,58 nel 2025, riflettendo dinamiche demografiche quali il calo delle nascite e l’uscita dei figli più grandi dal perimetro di erogazione dell’Assegno unico.
Il calo degli importi medi dell’Assegno unico non deriva da un taglio ufficiale o da modifiche normative, ma è l’effetto di vari fattori economici e demografici intrecciati. La principale causa è rappresentata dall’aumento della soglia Isee dichiarata dalle famiglie beneficiarie.
Negli ultimi anni, molte famiglie hanno visto crescere leggermente i propri redditi o patrimoni mobiliari e immobiliari, con conseguente passaggio a fasce Isee più alte, che corrispondono a importi più bassi dell’Assegno unico. Di conseguenza, alcune famiglie che nel 2024 ricevevano un sostegno più consistente nel 2025 si sono trovate a percepire somme ridotte.
Inoltre, il progressivo calo delle nascite e la fuoriuscita dei figli più grandi dal conteggio dei beneficiari hanno contribuito a ridurre il numero medio di figli per ogni richiedente. Questo dato demografico, seppur minimo nella variazione, ha un impatto diretto sull’importo totale percepito.
Questi elementi combinati fanno sì che, pur senza riduzioni formali, l’Assegno unico universale si traduca in una leggera diminuzione reale per molte famiglie italiane.
La flessione degli importi medi dell’Assegno unico si inserisce in un quadro di complessità economica per le famiglie italiane, alle prese con un aumento generalizzato dei costi della vita. Nonostante l’adeguamento automatico degli importi all’inflazione, le dinamiche reddituali e demografiche incidono in modo significativo sull’effettivo sostegno ricevuto.