Si apre un nuovo, controverso capitolo per chi sperava di cambiare abitazione senza rinunciare ai benefici fiscali ottenuti proprio con Bonus Prima Casa. Una sentenza recente della Corte di Cassazione chiude definitivamente la porta al cosiddetto “doppio utilizzo” del bonus prima casa, trasformando un vantaggio in una limitazione.
Migliaia di famiglie italiane si trovano improvvisamente a dover fare i conti con una nuova realtà fiscale, che cambia radicalmente le regole del gioco. Molti dovranno adesso affrontare spese che non sarebberp state altrimenti prese in considerazione e che incideranno negativamente sull’economia di molti nuclei familiari italiani.
Addio al doppio “utilizzo”, la sentenza definitiva
La decisione della Cassazione, sancita dalla sentenza 24478/2025, stabilisce che una volta utilizzata l’agevolazione, non è più possibile beneficiarne per l’acquisto di una nuova abitazione. Non contano né l’espansione della famiglia né il cambiamento delle esigenze abitative, chi ha già usufruito del bonus è ora escluso a vita.

Il principio alla base della decisione appare logico sul piano tecnico, ma le conseguenze sociali sono molto più pesanti di quanto si considerato in precedenza. Centinaia di famiglie si ritroveranno a subire una “punizione” solo per aver seguito le regole in passato, ritrovandosi impossibilitate a muoversi liberamente nel mercato immobiliare.
Paradossalmente, oggi chi non ha mai utilizzato il bonus gode di un vantaggio enorme e questi proprietari potranno acquistare una nuova abitazione con le agevolazioni. La differenza di trattamento genera situazioni surreali, dove due nuclei simili, con gli stessi problemi abitativi, verranno trattati in modo radicalmente diverso, nonostante le necessità.
La Cassazione, tuttavia, mostra un minimo di flessibilità almeno sul concetto di abitazione inadeguata, la definizione non sarà più rigida come in precedenza. Le abitazioni si potranno considerare inadatte anche per ragioni familiari, professionali o sanitarie e non più solo per determinati criteri strutturali legati alla composizione.
Questo riconoscimento di dinamismo abitativo apre spiragli per chi si trova in condizioni oggettivamente nuove e impossibili da affrontare con l’alloggio precedente. Ma le ripercussioni della sentenza non si limitano alle singole famiglie e l’interpretazione dell’articolo 1 della Tariffa Parte Prima, segna tutto il mercato immobiliare.
Meno transazioni significano meno dinamismo economico e minori entrate fiscali per lo Stato, creando effetti che vanno ben oltre la giustizia individuale. Riducendo la mobilità sociale e abitativa si riduce la libertà di azione e la stabilità economica delle famiglie, che saranno costrette a scendere a compromessi.