Ciò che appare come un dettaglio tecnico può avere conseguenze concrete non solo per le aziende, ma anche per chi lavora e consuma ogni giorno. Dal primo settembre 2025 entrerà in vigore una novità che riguarda molto da vicino il mondo dei buoni pasto, ormai onnipresenti nelle tasche dei lavoratori.
Non si tratta di una modifica che coinvolge direttamente i lavoratori che li ricevono, quanto piuttosto gli esercenti che decidono di accettarli come pagamento. In Italia sono principalmente gli esercizi come bar, ristoranti e supermercati a fare uso dei buoni pasto, applicando però spesso delle limitazioni sugli acquisti.
Le nuove regole dei buoni pasto
La norma del ddl Concorrenza, approvato a fine 2024, stabilisce un tetto massimo del 5% alle commissioni che le società emettitrici possono applicare sugli importi. Si tratta di una vera rivoluzione se si considera che fino a oggi i costi a carico degli esercenti potevano arrivare a sfiorare il 20%.

Un livello considerato insostenibile da molte attività, al punto che diversi locali avevano scelto di non accettare i buoni pasto per non rinunciare ai ricavi. Con il limite del 5%, l’obiettivo del governo è riequilibrare il sistema per chi lavora nel settore della ristorazione e della grande distribuzione.
I contratti già attualmente in essere, tra esercenti e società emettitrici, continueranno però a essere validi fino alla fine di questo 2025. Per le nuove sottoscrizioni, invece, scatterà l’obbligo di adeguarsi al tetto massimo e le clausole che non rispettano le nuove regole verranno sostituite in automatico.
Il mondo della ristorazione ha accolto con favore questa novità, anche Confcommercio, attraverso la Fipe, ha parlato di una necessità ormai inderogabile. Confesercenti ha sottolineato come la riduzione delle commissioni rappresenti una vera boccata d’ossigeno per bar e ristoranti, specialmente in un momento critico come quello attuale.
Secondo le stime, la nuova misura potrebbe garantire risparmi complessivi di ben 400 milioni di euro l’anno per gli imprenditori del settore alimentare e della distribuzione. Diversa però è la posizione delle aziende che emettono i buoni pasto e che stanno già correndo ai ripari, per adeguarsi alle nuove direttive.
Secondo l’Anseb, la riduzione delle commissioni finirà per generare un aumento dei costi per le imprese che acquistano i ticket da distribuire ai propri dipendenti. In particolare, si teme che i maggiori costi possano portare a tagli nelle risorse destinate al welfare aziendale, con possibili riduzioni del valore dei buoni.
Il rischio, a fronte di un sollievo per gli esercenti, è che le aziende si trovino rivedere i bilanci, riducendo i benefici ai lavoratori. Non mancano poi i nodi tecnici, come quello dei pos multi-emettitore, che potrebbero nascondere costi aggiuntivi sotto forma di spese di gestione aumentate.