Questa volta a beneficiarne — almeno in termini di efficienza — è l’Inps. L’Istituto nazionale di previdenza sociale ha annunciato ufficialmente l’integrazione dell’AI nei suoi sistemi operativi, con l’obiettivo di migliorare la gestione delle pratiche previdenziali e rendere il welfare più moderno e trasparente. Ma non per tutti si tratta di una buona notizia.
A confermare questa nuova svolta è stato lo stesso presidente dell’Inps, durante la presentazione del Rapporto annuale, dove ha definito l’intelligenza artificiale una “infrastruttura strategica” per un sistema previdenziale capace di anticipare i bisogni, essere più inclusivo e affrontare con prontezza le transizioni della vita lavorativa.
AI e pensioni: ecco i problemi
L’integrazione dell’intelligenza artificiale porterà sicuramente a una maggiore precisione nei controlli, con la possibilità di analizzare milioni di dati in tempi rapidissimi. Errori, anomalie o incongruenze potranno essere rilevati quasi in tempo reale, con benefici evidenti sia per l’amministrazione che per i cittadini onesti. Il risultato atteso è un sistema previdenziale più giusto, efficiente e orientato al futuro.

Se da un lato l’AI promette di migliorare la qualità dei servizi, dall’altro rischia di trasformarsi in un incubo per quei pensionati che, consapevolmente o meno, hanno percepito somme non dovute. L’algoritmo non guarda in faccia a nessuno: i controlli retroattivi, già praticati in passato, diventeranno ancora più accurati.
Tra le prestazioni maggiormente passate al setaccio figurano l’integrazione al minimo, l’aumento al milione e la quattordicesima. Se dai controlli emergesse che il reddito reale era superiore ai limiti previsti, scatterebbe la richiesta di restituzione degli importi versati in eccesso. In alcuni casi, si potrebbe trattare di cifre anche consistenti.
A dimostrazione del nuovo corso intrapreso, l’Inps ha già avviato una campagna di verifica riferita ai redditi del 2021. Chi non ha ancora comunicato i propri dati fiscali si è visto applicare una trattenuta del 5% sulla pensione del mese di luglio. Il prelievo continuerà anche nei mesi successivi, fino a settembre 2025, salvo adempimento.
La scadenza ultima è fissata per il 19 settembre. Oltre quella data, scatterà la revoca delle prestazioni legate al reddito, come la quattordicesima e l’integrazione al minimo.
Sebbene non sia stato ancora specificato se in questa fase siano stati già utilizzati sistemi basati su intelligenza artificiale, il processo di trasformazione digitale dell’Inps è evidente. Grazie ai fondi del PNRR, l’Istituto sta accelerando sulla strada dell’automazione e del controllo capillare.
Una svolta necessaria per snellire le pratiche e ridurre gli errori, ma che potrebbe avere effetti pesanti per quei pensionati che si troveranno improvvisamente a dover giustificare — o restituire — quanto percepito negli anni. L’efficienza, insomma, ha un prezzo. E a pagarlo, questa volta, potrebbero essere in molti.