Cosa accade ai Bonus già accreditati se si è commesso un errore con l’ISEE? Il danno non è solo economico, cosa devi sapere.
Sono milioni gli italiani che ogni anno presentano l’ISEE, documento indispensabile per la ricezione dei bonus, delle agevolazioni e dei vari sussidi pubblici. Ma pochi sanno che un errore, anche involontario, nella compilazione della DSU può avere conseguenza anche gravi.
Dalle sanzioni amministrative alla revoca delle agevolazioni fino alla possibilità (nei casi più estremi) di essere accusati di frode ai danni dello Staao. Ecco quindi tutto ciò che devi sapere per non finire in grossi guai.
Cosa succede se l’ISEE è sbagliato
L’ISEE si base su un’autocertificazione. Chi presenta la DSU si assume la responsabilità di ciò che viene dichiarato, incluso il numero dei componenti del nucleo familiare, i redditi, i patrimoni e gli altri dati richiesti. Un errore può portare al calcolo errato dell’ISEE e se questo errore ha concesso l’accesso a benefici economici non spettanti si innescano conseguenze a cascata.
Il primo rischio concreto è la revoca dei bonus ricevuti. Chi ha ottenuto sussidi o contributi pubblici sulla base di un ISEE sbagliato può vederseli annullare e sarò tenuto a restituire le somme percepite. Il tutto accompagnato da sanzioni amministrative che, come stabilito dal Testo Unico sulla Documentazione Amministrativa (TUDA) possno andare da 5.164 euro fino a 25.822 euro o arrivare fino al triplo del valore dell’agevolazione percepita.

Se l’ISEE errato deriva da un’omissione volontaria (ad esempio non indicare un conto corrente o un membro della famiglia) si può parlare di dichiarazione fraudolenta. In questo casi si entra nel territorio dell’articolo 316-ter del Codice Penale che disciplina l’indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato. Il reato è punibile con la reclusione da 3 mesi a 6 anni, soprattutto se il beneficio ottenuto supera i 4000 euro.
Cosa fare se si scopre un errore
Chi si accorge di aver commesso un errore (anche in buona fede) ha un’opportunità preziosa: correggere tempestivamente la DSU. È possibile presentare una nuova dichiarazione che annulli quella precedente. L’INPS considera sempre l’ultima DSU in ordine cronologico come quella valida e questo può aiutare a sanare la situazione prima che si trasformi in un problema legale o economico.
Questa soluzione però non vale per ISEE segnalati con omissioni o difformità. In questi casi il documento è già stato classificato come non valido ma può comunque essere usato in modo improprio da chi ne approfitta con enti che non verificano direttamente al banca dati INPS. Un comportamento che se scoperto viene trattato come truffa.