Il disegno di legge di Bilancio per il 2026 prevede un incremento pari a 20 euro al mese per le pensioni minime, ma secondo la bozza attualmente presa in esame al Parlamento, il beneficio sarà riservato soltanto a una ristretta cerchia di persone.
Nel dettaglio, il beneficio sarà destinato ai pensionati di età pari o superiore ai 70 anni con condizioni reddituali particolarmente disagiate. L’intervento si innesta all’interno dell’articolo dedicato al capitolo “Pensioni” che include altre misure minori ma significative come l’aumento dell’età pensionabile, la proroga dell’APE sociale e la cancellazione di opzioni anticipate come Quota 103 e Opzione Donna.
I destinati dell’aumento e i requisiti
La platea dei beneficiari, quindi, si riduce a una platea ben definita, in particolare la norma richiama alla legge 448/2001 che già regolava la maggiorazione sociale per gli over 70 con redditi individuali e coniugali contenuti.

L’aumento (a regime dal 1° gennaio 2026) comporta un incremento annuo delle pensioni di circa 260 euro. Va sottolineato che per le pensioni minime generali (cioè per chi non rientra nei casi specifici) non è previsto alcun aumento significativo legato alla rivalutazione automatica.
Come spesso accade, non sono mancate le critiche. L’aumento di soli 20 euro al mese è stato accolto con scetticismo dai principali sindacati e dagli esperti di economia sociale. Sebbene sia da intendere come un segnale politico di sostegno verso le fasce di popolazione più vulnerabili, non elimina di certo le criticità strutturali del sistema previdenziale.
A essere particolarmente criticata è stata la decisione di destinare l’aumento soltanto ai percettori di pensioni di età superiore ai 70 anni, lasciando fuori vaste platee di pensionati che percepiscono assegni minimi ma non raggiungono tali limiti d’età. Riflessione che rilancia il dibattito sull’equità intergenerazionale e sulla vulnerabilità delle persone under 70.
Collegamenti con le altre misure della Manovra
L’aumento previsto per le pensioni convive nella bozza con altre decisioni che interessano il sistema previdenziale, come l’adeguamento dell’età pensionabile: dal 2027 è previsto un aumento di un mese per la pensione di vecchiaia, e dal 2028 di altri due mesi in base alle speranze di vita.
C’è poi la conferma dell’APE sociale per i soggetti più deboli, ma non è prevista la proroga di strumenti come Quota 103 o Opzione Donna. Tutto ciò suggerisce che l’aumento delle pensioni minime è pensato più come un intervento “mirato” e non certo come un riassetto generalizzato del sistema pensionistico in generale.
Senza dubbio il governo dovrà gestire un equilibrio delicato. Si dovranno sostenere le fasce più vulnerabili senza appesantire ulteriormente la spesa previdenziale in una fase economica non certo semplice per il Paese.

