Il panorama dell’identità digitale in Italia è destinato a cambiare nei prossimi anni. E, purtroppo, spesso, in Italia, i cambiamenti significano anche ulteriori costi per gli utenti. In questo caso, parliamo di Poste Italiane e di uno dei servizi più usati.
Il futuro dell’identità digitale italiana sembra essere in continua evoluzione, con la speranza di superare le difficoltà attuali e raggiungere un sistema davvero universale ed efficiente per tutti i cittadini.
L’inserimento di un costo annuale
Poste Italiane sta per introdurre una novità importante nel campo dell’identità digitale: a partire dal 2025, il servizio PosteID, che consente l’accesso al Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID), avrà un costo annuale di 5 euro. Con questa mossa, Poste Italiane si prepara a trasformare il panorama dell’identità digitale in Italia, introducendo il primo vero canone per un servizio che fino ad ora ha garantito l’accesso alle piattaforme digitali delle pubbliche amministrazioni senza alcuna spesa.

Secondo le stime, questa novità riguarderà circa 28,7 milioni di italiani, su un totale di 40 milioni di credenziali SPID attive nel Paese. In pratica, PosteID copre circa il 72% dell’intero mercato delle identità digitali in Italia, quindi l’impatto di questa decisione potrebbe essere enorme, con un incremento dei ricavi pari a circa 100 milioni di euro per l’azienda. La decisione di applicare un canone annuale per l’utilizzo del servizio PosteID segna un cambiamento sostanziale rispetto alla politica di gratuità che ha caratterizzato questo strumento fin dalla sua nascita.
Non è la prima volta che un provider di identità digitale adotta una strategia di monetizzazione. Infatti, alcuni dei principali concorrenti di Poste Italiane hanno già introdotto canoni annuali per l’accesso ai loro servizi SPID. Aruba, per esempio, ha già fatto questo passo, introducendo un canone di 4,90 euro più IVA, che viene applicato dal secondo anno di utilizzo del servizio. Anche InfoCert ha deciso di far pagare gli utenti, stabilendo una tariffa di 5,98 euro IVA inclusa a partire dal 28 luglio 2025.
Un altro esempio è Register.it, che ha optato per una strategia differenziata. Per gli utenti con lettore smart card o Carta Nazionale dei Servizi, il costo del servizio è di 9,90 euro più IVA. Tuttavia, per chi non dispone di questi strumenti, il prezzo aumenta significativamente, arrivando a 80,85 euro più IVA per ottenere il servizio completo.
La motivazione dietro a queste decisioni è comune a tutti i provider: la necessità di coprire i costi operativi, di gestione e di sicurezza. Le aziende che gestiscono il servizio SPID hanno dichiarato che i costi di mantenimento di un’infrastruttura sicura e capillare non sono più sostenibili senza il supporto di una fonte di reddito stabile. L’introduzione dei canoni è stata quindi giustificata come una risposta a queste sfide economiche.
In particolare, i fondi previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) non sono stati ancora sufficienti a colmare le necessità economiche del settore, con ritardi nell’attivazione di risorse destinate a supportare i gestori. Solo nel marzo del 2025 sono stati finalmente attivati i 40 milioni di euro previsti dal piano, con un ritardo di due anni rispetto ai tempi inizialmente previsti.