C’è una novità che potrebbe mettere la parola fine a molte controversie economiche, tra contribuenti e agenzie di stato, ancora ferme in bilico. Un dettaglio sta per cambiare radicalmente il modo in cui vengono chiusi determinati contenziosi, alleggerendo tempi, procedure e soprattutto ansie dei contribuenti in tutta Italia.
Tutto ruota attorno a una semplice ricevuta, spesso dimenticata e ignorata, ma i cui effetti potrebbero essere ben più pesanti di quanto si immagini. Non resta quindi che scoprire questa nuova meccanica economica in grado di risolvere finalmente gli annosi problemi economici di molte famiglie italiane.
Come dire addio alle cartelle esattoriali
Arriva un chiarimento tanto atteso per chi ha aderito alla rottamazione delle cartelle,: non sarà più necessario pagare tutto il debito per estinguere il contenzioso. Secondo una nuova norma di interpretazione autentica, inserita nel decreto fiscale appena convertito in legge dalla Camera dei Deputati, basterà pagare solo la prima rata.

Una svolta che chiude il lungo tira e molla tra Agenzia delle Entrate e giurisprudenza, che negli anni avevano dato luogo a letture spesso opposte. Ora, per definire una volta per tutte la lite fiscale e chiudere anticipatamente i contenziosi, al contribuente basterà presentare solo tre documenti.
Basterà quindi mostrare la dichiarazione di adesione alla rottamazione, la comunicazione dell’importo ricevuta dall’ADER e la prova del pagamento della prima rata. Una volta ricevuta questa documentazione, il giudice dichiarerà ufficialmente l’estinzione del processo, un legislazione che procederà in modo automatico, senza ulteriori richieste al contribuente.
E non è un dettaglio da poco, al momento dell’estinzione, infatti, qualsiasi sentenza o provvedimento non ancora definitivo emesso durante il processo diventerà inefficace. In pratica, sarà come se i processi di chiarifica dei contenziosi per la rottamazione delle cartelle esattoriali non fossero mai iniziati, annullandoli di fatto.
Il contribuente, tuttavia, deve aver rispettato almeno un altro impegno preso al momento dell’istanza, ovvero rinunciare formalmente ai giudizi pendenti e ai loro effetti. Senza questo passaggio, anche con il versamento della prima rata, la pace fiscale non può considerarsi perfezionata, una formalità che pesa quanto un atto sostanziale.
Questa nuova disciplina consente quindi di coordinare l’azione amministrativa con il contenzioso in corso, annullando il procedimento, ma non prevede rimborsi per quanto già versato. Chi ha pagato somme in pendenza di giudizio non potrà più chiederne la restituzione, una clausola chiara, ma che potrebbe far storcere il naso.